venerdì 11 marzo 2011

La proposta per la nuova edizione di Scarpe & Cervello sui paesaggi ambigui della modernità

Foto di Walter Coletto, Porto Vecchio a Trieste

Stiamo lavorando per predisporre la nuova campagna 2011 di Scarpe & Cervello. Qui sotto troverete una bozza provvisoria del programma che pubblichiamo per aprire una discussione su un tema tanto provocatorio.
Siamo ben disposti anche ad accettare proposte per itinerari compatibili con il tema.
Prima di iniziare le escursioni di quest'anno vedremo di completare due escursioni dell'anno scorso che per questioni metereologiche erano state sospese, quella relativa ad Aquileia-laguna di Grado e quella del Torre a Udine.


Iperpaesaggi e superluoghi

Il paesaggio regionale è profondamente cambiato da quello descritto dalle arti del ‘900. Le visioni neorealiste di Zigaina e De Rocco o le descrizioni pasoliniane sono ormai un patrimonio acquisito ed archiviato della nostra cultura: è storia. Nel frattempo una società in rapida trasformazione ha dato vita a nuovi paesaggi, molto spesso ibridi, attrezzati con nuove e moderne strutture che rivestono funzioni fino a qualche decennio fa sconosciute. Oggi questi nuovi spazi caratterizzano il paesaggio di città esplose e polverizzate lungo le principali direttrici di traffico. Città che ormai non vanno più intese come un nucleo denso, ma che, proprio nei territori del nord-est, assumono il carattere di una porosa dilatazione che non è facile rintracciare in altre regioni europee.
La città negli ultimi anni ha espulso per prime le attrezzature industriali, ma anche funzioni importanti come quelle del commercio, sotto forma di piattaforme della grande distribuzione, oppure i centri direzionali, i luoghi dello svago. La città non è più la sede esclusiva dei servizi; molto spesso, infatti, gli stessi sono sorti in aperta campagna, con uno stridente contrasto tra nuove urbanizzazioni e paesaggi tradizionali. La stagione degli outlet e dei centri commerciali non è ancora finita, ma allo stesso modo altre strutture, un tempo dal carattere urbano, oggi sono state definitivamente espulse. Un esempio evidente è l’inutile grande scalo intermodale di Cervignano, sorto in aperta campagna cancellando il paesaggio della centuriazione aquileiese, oppure il dibattito relativo al trasferimento dell’ospedale di Pordenone dal centro all’aperta campagna.
I superluoghi sono diventati nuove centralità della città contemporanea con un bacino di utenza sovra locale e una organizzazione plurifunzionale di carattere terziario e di intrattenimento. A differenza dei non luoghi i superluoghi sono spazi di socialità all’interno di ambiti che i frequentatori considerano come pubblici: multisale, aree per il commercio, ecc. Anche gli spazi del consumo vengono percepiti come luoghi del piacere fino ad essere espressi da un disegno che rimanda all’estetica dei luoghi del divertimento, una sorta di Disnyland, irreale ma gioiosa, privata ma disegnata come una stanza urbana pubblica.
La rete e i nodi diventano l’espressione estetica della globalizzazione che si estende tentacolarmente su micropaesaggi tanto diversi da richiamare molto spesso la metafora del “mosaico”. Tra tensioni di trasformazione e richieste di conservazione il paesaggio muta rapidamente e attraversando un territorio si percepiscono paesaggi che raccontano diverse “storie” rimandando, come tanti link, a diversi modelli economici e sociali. Superluoghi e iperpaesaggi coesistono in un territorio sempre più giocato sui contrasti anziché sulle mezze tinte. Le logiche localizzative dei superluoghi derivano direttamente dall’analisi dei bacini di utenza sovralocale e quindi di collegamento viario ad alta frequentazione. Si appoggiano alla rete viaria e non al territorio agricolo che di solito cancellano con un segno di spugna. I superluoghi sono l’espressione più forte della modernità fatta per poli che strutturano una diversa geografia del territorio. Gli spazi per lo svago e il commercio a volte si affiancano a quelli della produzione e diventano la scena della vita di relazione di un abitatore che si muove con maggiore facilità alla ricerca di attrazioni sempre meno durature. Nel percepire questi nuovi territori ci si muove con l’auto all’interno di “strade corridoio” che sembrano caratterizzate da cortine edilizie continue. Eppure alle spalle di queste strade del mercato e del divertimento, poche centinaia di metri più in la, con soluzione di continuità, si precipita nuovamente all’interno del paesaggio agricolo.
La nuova stagione di Scarpe & Cervello di Legambiente del FVG esplorerà questi speciali paesaggi ibridi e i superluoghi che molto spesso li caratterizzano. Si tratta di spazi che continuano a trasformarsi a grande velocità con funzioni di servizio, commerciali e dello svago. Si tratta di paesaggi disomogenei, contraddittori, frutto dell’attuale società postmoderna e postindustriale. Se il paesaggio, e la sua capacità di rappresentare la società che lo ha prodotto, si esprimono nello sguardo dell’osservatore, qual è l’immagine che ne ottiene uno spettatore disincantato? Questi spazi in continua trasformazione hanno un valore estetico per la nostra società? Sono solo attrezzature o il ruolo che giocano a livello paesaggistico si estende a un contesto più ampio?
Oppure, questi paesaggi della modernità sono capaci di costruire, per poli e tessuti, un nuovo contesto spaziale alternativo al tradizionale e dicotomico rapporto tra città e campagna?
Il termine iperpaesaggio rimanda all’ipertesto e identifica l’aspetto di quei territori che non sono leggibili come un ambiente unitario. Il paesaggio contemporaneo non può più essere letto come un insieme di segni coerenti lasciati sul territorio da una società locale e consapevole. E’ invece un ambiente in cui si intravvedono elementi antichi a fianco di spazi attrezzati con modalità moderne. Luoghi che rimandano ad ambienti frattali e incerti, con stridenti contrapposizioni tra modernità e tradizione, spesso distribuiti lungo direttrici di traffico che sembrano generare tessuti che provocano le saldature tra diversi insediamenti.
Gli iperpaesaggi, i paesaggi ibridi, incoerenti e frattali come stanno condizionando il nostro modo di percepire il territorio? I superluoghi e le reti stradali che li giustificano come stanno ridisegnando la contemporanea geografia della nostra regione?
Per certo sono il frutto di una sorta di accelerazione delle capacità umane di trasformazione dell’ambiente. L’armatura territoriale ha subito negli ultimi due decenni una nuova gerarchizzazione di reti e nodi che hanno costruito un paesaggio disomogeneo dove, tra superluoghi appoggiati alle arterie di maggiore traffico e le urbanizzazioni industriali, si rintracciano ancora brandelli del paesaggio originario, iniziative virtuose di produzione agricola locale, piccoli centri agricoli storici, fattorie sperimentali, edicole religiose …
Ci chiederemo proprio questo percorrendo i piazzali delle grandi piattaforme commerciali o le più minute stradine di campagna, accendendo occasioni di dibattito sul senso territoriale della contemporaneità. L’occasione non sarà quella di un convegno, ma lo faremo, come al solito, camminando e dialogando; usando le nostre esperienze e la nostra capacità di leggere il territorio come un testo da interrogare e nel quale riconoscere la società in cui viviamo.
Proposte di escursione oggetto di integrazioni e modifica
Dal Sincrotone al Melara
L’escursione si propone di percorrere un ambiente, quello del Carso, transitando per due luoghi molto particolari e incoerenti con il paesaggi della scarpata triestina. L’area del sincrotrone, un grande centro di ricerca di livello europeo, posto a fianco di piccoli insediamenti slavi dai rapporti spaziali molto misurati. Scenderemo poi lungo le pendici del Carso triestino per leggere gli effetti degli ultimi progetti di collegamento autostradale con la Slovenia e per finire l’escursione ai piedi di due potenti Landmark triestini: le torri di Semerani e Tamaro per l’Ospedale e il grande quadrato di residenza e servizi di Cattinara. Scenderemo poi a Melara per chiudere l’escursione in una Osmizza locale.

Dall'Ikea a Redipuglia 
L’Ikea di Villesse è un superluogo tra i più esemplari in regione e si colloca su un importante nodo della rete automobilistica. Rappresenta per eccellenza un nuovo modello di centralità dove anche il commercio si confonde con il divertimento. La nostra escursione prevede una visita veloce alla struttura e una camminata che dai paesaggi in trasformazione della zona industriale di Villesse San Pietro ci porterà attraverso territori ancora ricchi di storia a Redipuglia dove visiteremo i cimiteri di guerra, grandi macchine paesaggistiche per coltivare la memoria, finendo l’escursione sui luoghi in cui prenderanno forma, nel prossimo futuro, le opere previste per l’iniziativa Carso 2014.

Da Citta Fiera al cimitero degli inglesi
Un tempo i quartieri fieristici erano l’espressione di una funzione di promozione che la città aveva nei confronti del territorio e le grandi esposizioni si costruivano all’interno del tessuto urbano. Ora è sempre più diffuso il caso in cui queste strutture siano, come a Udine, espulse dalla città e che a loro volta diventino l’occasione per costruire un più ampio e complesso sistema di superluoghi. Attraversando il Cormor e Tavagnacco avremo la possibilità di misurare il rapporto tra queste nuove centralità e i villaggi tradizionali per poi finire l’escursione in un settore importante della conurbazione udinese. Li dove l’espansione dei luoghi del commercio lungo la Pontebbana ha stretto come in una morsa il vecchio cimitero dedicato ai caduti inglesi del secondo conflitto mondiale, costruito un tempo in aperta campagna.

Da Sella Nevea alle Cave del Predil
Gli insediamenti alpini di nuova formazione hanno costruito nel tempo dei paesaggi della modernità del tutto originali, caratterizzandosi dagli insediamenti alpini antichi per la forma e la destinazione ludica dei luoghi. Con questa camminata attraverseremo uno dei tratti delle Alpi Giulie meno insediati, collegando con un percorso la località del turismo invernale con Cave del Predil, il piccolo insediamento minerario ricostruito in età fascista come un ambiente unico e speciale. Entrambi questi paesaggi costruiti sono estranei alla tradizione dell’abitare la montagna.

Piancavallo e dintorni
Le stazioni sciistiche e i villaggi turistici legati alle stesse hanno uno speciale modo di organizzare gli spazi esterni all’abitato che, seppure non coltivati, si estendono su vaste superfici attrezzate. Oltre al villaggio artificiale una serie di oggetti e strutture funzionali alla gestione degli impianti sciistici finiscono necessariamente per riversarsi sulle pendici costruendo un paesaggi ibrido e moderno allo stesso tempo. Con questa escursione visiteremo i diversi settori della località turistica, i suoi impianti e poi i paesaggi antichi ancora conservati e mantenuti.

La riviera di Grado
Quando Auchentaller e sua moglie aprirono l’albergo al Fortino a Grado la vocazione economica di quell’abitato di pescatori stava già cambiando e le rive lagunari stavano per diventare un’ambita meta turistica per gli austriaci. Il processo di industrializzazione turistica è durato circa un secolo e ha completamente sconvolto le pratiche d’uso del territorio oltre che l’economia della cittadina. Ormai il rapporto con la laguna è mitigato da una ideale tensione verso il litorale marino e le ultime scelte di pianificazione sempre più stanno portando verso un paesaggio legato al turismo. L’escursione ci porterà dal centro della cittadina lungo tutto il litorale per scorgere i rapporti negati tra laguna e mare e lo sviluppo di un contraddittorio paesaggio ibrido del piacere e del divertimento.

Da Palmanova all'interporto di Cervignano passando per l’Outlet
Palmanova nel 1593 nacque non come espressione di una esigenza locale, ma come un nodo in una rete del sistema difensivo veneto che si opponeva, lungo un confine oggi scomparso, alla pressione degli austriaci e dei turchi. L’escursione ci porterà a visitare altri due luoghi importanti, ma calati sul territorio per scelte esogene. L’Outlet di Aiello si pone in fregio al collegamento autostradale in una zona esterna agli abitati e si sta trasformando in un elemento in grado di attrarre, con i suoi flussi, nuove funzioni. L’interporto di Cervignano invece è centrato su uno snodo viario che raccorda soprattutto il principale sistema ferroviario. Si tratta di una infrastruttura mai utilizzata a pieno regime e che è stata completata in un momento in cui i presupposti di quella scelta sono stati messi in crisi dal progresso del commercio internazionale.

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