venerdì 29 luglio 2011

Paesaggi artificiali e resilienze ambientali a Piancavallo




Domenica 31 luglio
Paesaggi artificiali e resilienze ambientali a Piancavallo
Ore 9,30 di fronte agli impianti di trasmissione tele radiofonica in località Castaldia.

Le stazioni sciistiche e i villaggi turistici legati alle stesse hanno uno speciale modo di organizzare gli spazi esterni all’abitato che, seppure non coltivati, si estendono su vaste superfici attrezzate. Oltre al villaggio artificiale una serie di oggetti e strutture funzionali alla gestione degli impianti sciistici finiscono necessariamente per riversarsi sulle pendici costruendo un paesaggi ibrido e moderno allo stesso tempo. Con questa escursione visiteremo i diversi settori della località turistica, i suoi impianti e poi i paesaggi antichi ancora conservati e mantenuti.


I motivi

Gli insediamenti turistici sorti in regione negli anni 60-70 in modo autonomo, e a volte in antagonismo con gli insediamenti storici, non sono poi molti. L’esempio udinese di Sella Nevea e quello pordenonese di Piancavallo hanno in fin dei conti una storia simile. In entrambi i casi i villaggi estivi sono sorti sul luogo di frequentazioni temporanee per lo sfruttamento dei pascoli da parte delle comunità locali. In entrambi i casi l’interesse di chi frequentava la montagna per studio o per piacere fece sorgere qui dei rifugi alpini come base di appoggio per più impegnative escursioni montane. In entrambi i casi queste piccole attrezzature per il turismo furono l’elemento di partenza per sviluppare il progetto novecentesco di due villaggi turistici di moderna concezione.
A Piancavallo l’elemento generatore del nuovo insediamento fu la frequentazione che gli abitanti di Pordenone hanno del pianoro che ospitava l’originario rifugio alpino. All’inizio del ‘900 Piancavallo diventò famoso nel pordenonese per essere una montagna innevata facilmente raggiungibile dalla pianura.
Non è un caso che tutto lo sviluppo successivo della stazione sia stato curato da imprenditori di pianura e non da appartenenti della comunità locale di Aviano. A testimoniare questa modalità di attrezzatura funzionale alla città, che nel 1968 diventava capoluogo di provincia, è anche il modello della prima colonizzazione dell’insediamento, pensato come una sorta di periferia a bassa densità. La lottizzazione di Col Alto e quella di Busa delle Villotte nascono molto prima dei grandi condomini di appartamenti e si propongono, alla stregua delle lottizzazioni di Lignano, come un nuovo modello di abitare i luoghi attraverso seconde case del tutto simili a quelle delle periferie suburbane. Case che si appoggiano a reti stradali di distribuzione inventate ex-novo alle quali si appoggiano lotti relativamente grandi all’interno dei quali sarà possibile costruire edifici mono e bifamiliari.
Solo in un secondo tempo cambierà l’offerta di alloggi con la proposta di appartamenti in strutture plurifamiliari del tutto simili a quelle che venivano costruite in città dagli stessi speculatori edilizi. Cambiava sul finire degli anni ’70, l’impiego di tipologie edilizie a bassa densità a favore di forme paesaggisticamente ancor più speculative con edifici alti anche 6-7 piani su lotti relativamente piccoli. Si formava così un effetto urbano assolutamente estraneo all’ambito alpino degli insediamenti temporanei o permanenti. Un “effetto città” non sappiamo quanto consapevole. Da quel momento la città e il paesaggio delle malghe vivono fianco a fianco, ma, mentre l’allevamento è in crisi, il prodotto della speculazione edilizia continua a riversare sul mercato nuovi e anonimi alloggi per una categoria di acquirenti locali desiderosi di una seconda casa.
Ma la seconda casa a cosa serve? Nella tradizione Piancavallo ha sempre cercato di promuoversi come una stazione alpina legata ad una offerta turistica invernale e questo è sempre stato il suo limite. Il turismo della neve necessità di un importante sistema di attrezzature che con l’andare del tempo hanno contribuito al fallimento di più di una azienda di gestione per cui da molti anni ormai i costi del deficit di Pincavallo sono pagati dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Non bastasse, questa falsa città non è in grado di auto sostenere i suoi servizi (farmacia, arredo urbano, smaltimento dei rifiuti, ecc.) e grava pesantemente sul bilancio comunale di Aviano per qualsiasi opera di manutenzione e gestione ordinaria. Insomma, è una frazione “fantasma” del comune, con pochissimi residenti, ma pesa sulle casse del comune più di uno dei villaggi storici.
Strutture, servizi, piani di manutenzione ecc. sono pagati dalla comunità tutta per dare la sensazione ai nuovi proprietari di vivere in un ambiente non diverso dalla città.
In pratica si è costruito un territorio che “consuma” risorse come la città senza essere in grado di produrre nulla. Il carosello bianco è in compenso un elemento difficile da marginare nel suo tentacolare istinto di trasformare gli spazi limitrofi ai territori costruiti. Le piste da sci, con la loro necessità di avere pendenze e forme regolari hanno livellato in paesaggio dei pascoli e dei boschi determinando una artificializzazione degli spazi prossimi a questa sorta di città alpina così forte da deprimere quei valori del paesaggio tradizionale che potevano essere una risorsa per il turismo estivo.


I luoghi
L’escursione partirà dalla Castaldia, uno dei pochi territori del versante alpino che dal medioevo era una proprietà privata indisponibile dagli abitanti di Aviano che invece usavano in modo solidale tutto il resto della montagna. A Castaldia, orlo dell’altipiano pastorale che anticipa il Piancavallo, negli ultimi trent’anni si è venuto costruendo, in modo assolutamente spontaneo, un complesso di sistemi di trasmissione radiotelevisiva che hanno alimentato la storia della radiocomunicazione della pianura pordenonese. Da questa foresta di antenne inizieremo l’escursione per poi raggiungere le praterie del Col Alto lungo la prima strada che permetteva l’accesso alla stazione sciistica.
Qui potremo osservare il paesaggio originario delle praterie artificiali in fase di riduzione per lo scarso utilizzo dei pascoli.
Raggiungeremo la lottizzazione di Col Alto visitandola nel dettaglio per poi attraversare il piano infrastrutturato della località e cogliendo le diverse volontà paesaggistiche espresse dagli interventi e gli impatti creati dalle ultime strutture sciistiche.
Saliremo poi lungo il sentiero del Sauc fino a raggiungere la panoramica vetta del Col Cornier, una balconata che permette di abbracciare con lo sguardo il Carso triestino e le Dolomiti bellunesi. Da questa balconata potremo vedere con maggiore attenzione gli spazi di qualità paesaggistica e le manomissioni delle piste da sci che salgono al Tremol2 in Val dei Sas.
Questo è un luogo dove dal 1989 Legambiente e le altre associazioni ambientaliste svolgono una battaglia per fermare gli impianti sciistici che vogliono estendere i loro tentacoli fino ad arrivare in Veneto.
All’Antro delle Mate, se faremo in tempo, raggiungeremo alcuni amici che hanno organizzato un piccolo concerto alpino, dopo di che si scenderà a Piancavallo lungo le piste da sci per renderci conto delle difficoltà che ci sono nel pensare di recuperare spazi così trasformati per una attività tanto specialistica.


Per partecipare
La passeggiata si svilupperà in ambiente montano e sono quindi obbligatorie le scarpe da montagna.
A Piancavallo si arriva risalendo la strada da Aviano (diffuse segnalazioni). Prima di giungere nella località sciistica sulla destra, alla fine di una ripida salita e dopo l’ultimo tornante, troverete la tabella della località Castaldia. Pigliate la piccola strada a destra che conduce all’altopiano pastorale e fermatevi poco più avanti nei pressi delle alte antenne di trasmissione che dovreste aver visto anche salendo da Aviano.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore in ambiente alpino e un dislivello complessivo di circa 700 metri, seppure si tratti di un percorso molto facile.
Sono sufficienti scarpe da montagna comode e un abbigliamento conforme alla stagione variabile.

Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di adesione per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.


Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, bccmrn@unife.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it,
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: http://www.legambientefvg.it/ e http://www.scarpecervello.blogspot.it/

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