giovedì 1 giugno 2006

Le risorgive dello Stella a Talmassons

4 giugno 2006

I paesaggi che visiteremo

Il confine tra l’alta e la bassa pianura dell’udinese fu interpretato nel Medioevo con la costruzione di uno speciale sistema insediativo che ha assunto una forma lineare. Lontano dalle terre umide, pesanti da coltivare e inospitali, poste a Sud delle risorgive, e sul confine delle terre ghiaiose dell’alta pianura, l’insediamento era più facile e le comunità rurali ebbero un indiscusso successo. Si costruì in questo modo un paesaggio lineare fortemente insediato e di transizione tra l’ambiente arido e quello umido. I villaggi sfruttavano i settori secchi e umidi per il pascolo e la legna, mentre la regione agraria intermedia era coltivata in modo intensivo.
Al di sotto di questa linea particolarmente favorevole all’insediamento dei villaggi fino all’800 c’era un’ampia zona disabitata influenzata dalla presenza di una grande abbondanza di acque. Era un’enorme palude pubblica caratterizzata soprattutto da acquitrini e boschi umidi. La zona che visiteremo fa parte dell’area paesaggistica che corrisponde al sistema delle risorgive del Fiume Stella e dei suoi affluenti. Corsi d’acqua minori che prendono vita poco a valle delle aree abitate.
L’insediamento umano si adattò in modo perfetto al sistema di acque di risorgiva creando un grande territorio specializzato nella molitura e nelle attività legate alla coltivazione e lavorazione del Lino e della canapa.  Un grande sistema d’acque punteggiate da molini, cartiere, magli che esercitava una grande influenza anche sui territori posti a monte della Stradalta.
Negli ultimi duecento anni la grande palude ha subito un durissimo attacco da parte dell’uomo. Alcune aree, quelle più alte, furono drenate già nell’ottocento modificando sensibilmente la morfologia dei corsi d’acqua principali. In altri casi la bonifica, iscrivibile alla prima metà del novecento, ha prodotto paesaggi organizzati per la produzione intensiva con un disegno estremamente moderno e anonimo. Territori di grande complessità ecologica furono semplificati per modernizzarne le tecniche produttive. Nonostante tutto le bonifiche ottocentesche sono senza dubbio quelle più ricche da un punto di vista della complessità ecologica e quelle meno insediate.

L’escursione
La visita a questi paesaggi parte dalla piazza di Flambro che è un classico esempio di paese sorto lungo la linea delle sorgive della Stradalta, poco a valle dell’antica strada Romana che conduceva ad Aquileia. In questo settore della pianura i terreni, morbidi e ben drenati, a volte sono incisi da fossi umidi di sorgiva. Altre volte si riconoscono differenze di quota che ricordano una antica idrografia scomparsa.
L’insediamento, organizzato lungo la strada posta al di sopra delle sorgive, è caratterizzato da villaggi “a mucchio” distribuiti lungo un sistema viario radiale e Flambro è un perfetto esempio di questo modello. La sua ampia piazza ricorda le funzioni medievali che venivano deputate alle aree centrali del villaggio quando alla sera vi si raccoglievano gli animali che non venivano ospitati nelle stalle private. Al centro una lama d’acqua garantiva l’abbeverata, mentre la corona di case e campi recintati teneva lontano i predatori della palude. Poco fuori del villaggio c’erano i campi cintati delle coltivazioni più preziose, mentre mano a mano che ci si avvicinava alla palude aumentava la presenza del prato da sfalcio circondato da siepi per la produzione di legname.
Il limite fisico degli antichi campi secchi e dei campi umidi è ancora perfettamente percepibile anche senza la l’utilizzo della cartografia storica e, attraversati i terreni di più antica colonizzazione, entreremo nella bonifica ottocentesca, una grande opera ancora ben conservata e frutto del modellamento del suolo per la costruzione dei campi chiusi.
Visiteremo questo “paesaggio culturale” individuando gli elementi di persistenza e quelli di trasformazione che interessano questo speciale appoderamento. Percorreremo la strada ottocentesca fino ad arrivare alla riserva regionale del biotopo di Flambro e Virco, un’area di conservazione e sperimentazione delle moderne tecniche di progettazione naturalistica. Infatti questo biotopo solo per alcuni tratti è naturale, mentre in altri settori ha subito un profondo “restauro” riportando ad un aspetto quasi originario dei suoli che erano stati usati come discarica. Avremo modo così di verificare l’esito dei recenti lavori di naturalizzazione delle aree sottoposte a riconversione e la tenuta delle paludi storiche e conservate.
Vale la pena ricordare che quest’area è ricca di piante endemiche che hanno giustificato l’individuazione del biotopo nella legge regionale sui parchi e la costruzione di una riserva naturale comunale.
Visiteremo dall’esterno il cantiere che prevede il restauro di uno degli antichi mulini delle risorgive, quello di Braida, collegato ai villaggi attraverso una viabilità rialzata sul piano di campagna.
Rientreremo poi visitando le paludi di Virco e rientrando a piedi a Flambro.

Il pranzo (ore 13,30) è previsto presso la fattoria I Magredi di Flambro, in un ambiente paesaggistico completamente diverso da quello visitato. Infatti al di sopra della Napoleonica la pianura è secca e “magra” e le coltivazioni sono sempre state più difficili.
In questo ambiente è attiva una fattoria didattica che fa agricoltura biologica e tradizionale e ha un allevamento di fagiani e maiali. Le produzioni sono vendute direttamente in azienda ed è presente anche un laboratorio per la produzione di insaccati. Non meno importante è l’impegno che negli ultimi anni è stato profuso nella didattica per cui l’azienda è diventata un importante punto di riferimento per le scuole e per i gruppi di consumatori.
Il pranzo prevede l’incontro con cibi semplici e di produzione propria (costo circa 15 euro, 10 per i bimbi) alla fine del quale visiteremo l’azienda.

Nel pomeriggio (ore 16,30) visiteremo una particolarità di Talmassons, l’osservatorio astronomico gestito dalla locale associazione di astrofili.