giovedì 25 luglio 2013

La valle slava: Musi e la pressione psicologica della guerra fredda

Domenica 28 luglio
Ritrovo ore 9,30 a Passo Tanamea, sul confine con la Slovenia
La zona della polveriera di Passo Tanamea
Percorso
L’alta valle del Torre nella logica della difesa militare della guerra fredda non ebbe un presidio militare permanente. In sostanza non c’erano caserme nella vallata se non a Tarcento, lungo l’asse pedemontano. Eppure in quest’area marginale del territorio regionale i vincoli militari si facevano sentire soprattutto in termini di servitù d’uso e di presenza militare data dai continui campi che i soldati apprestavano nella vallata. Le difese vere e proprie erano distribuite lungo il confine e il sentiero che controllava il lato settentrionale della valle.
In una logica topografica di più ampia visione a Passo Tanamea iniziava un sistema difensivo lineare che si sarebbe appoggiato alle aste fluviali del Torre e del Natisone: sistema che completava verso ovest e verso nord la protezione dei fianchi del dispositivo principale, rappresentato dal basso Isonzo. Questo sistema di difese era presidiato dal 52° Alpini ed era costituito da una prima linea fortificata, che si distendeva a ovest del fiume Natisone e nelle valli collegate e che mirava a controllare i principali valichi e le vie di accesso alla pianura, e di una seconda linea arretrata, appoggiata alla riva occidentale del fiume Torre, da Tarcento sino a Udine.
Tempo di percorrenza: 6 ore
Grado di difficoltà: nessuno.
Ingresso a una delle postazioni a Scimaz
Motivazioni per la scelta dell’itinerario
La presenza militare in Friuli non è data solo dalle opere maggiori e dai casermaggi che ospitavano le migliaia di giovani provenienti da tutta la nazione. Le pratiche d’uso del territorio furono senza dubbio uno di modi con i quali si espresse fisicamente la grande macchina militare approntata all’epoca della guerra fredda.
La valle di Musi era un ambiente segnato da una profonda crisi sociale ed economica. Uno spazio che come la Val di Resia e quelle del Natisone, aveva vissuto durante il periodo fascista un periodo di progettata ostilità del regime nei confronti delle popolazioni di lingua slovena. Anche qui si erano sentiti gli influssi di un potere che osteggiava l’uso di una lingua che non si rifaceva all’esaltante tradizione romana. Dopo la lacerante definizione del confine nazionale lo stato repubblicano vedeva con preoccupazione questi ambiti confinari non immuni dalla propaganda panslavista. Durante gli ultimi anni della dominazione tedesca queste aree erano state patrimonio delle brigate filo titine e lo Stato non ebbe mai la sensazione di un completo controllo dell’area. Forse anche per questo motivo le principali installazioni militari friulane non stanno all’interno di quei territori che durante l’epoca della dominazione veneziana venivano definiti come la “Slavia Friulana”.
Postazione di tiro sul Rio Bianco
Su queste aree invece le manovre quasi quotidiane di truppe appoggiate da mezzi di supporto costituivano una importante azione di propaganda e di pressione psicologica nei confronti della popolazione locale. Gli spazi che i militari acquisirono per le loro pratiche di guerra ridussero la percezione di controllo territoriale nei valligiani. Per questo visitare questa valle ci porrà il problema di cercare segni molto meno fisici ed evidenti della presenza degli uomini della “Fortezza FVG”. Non a caso, oltre a visitare le postazioni conservate e alcune demolite lo scorso anno dall’esercito, cercheremo di immaginarci i campi di tiro, i sentieri settimanalmente frequentati da colonne di giovani militari, gli accampamenti. Soprattutto gli acquartieramenti con le tende finirono per essere il luogo in cui la popolazione locale veniva a contatto con i giovani di leva alle prese con una delle esperienze più particolari della “naja”. I militari erano osservatori osservati, la popolazione ne studiava i movimenti, conviveva con i loro giochi di guerra rispettandone giocoforza i vincoli.
Nel frattempo nell’alta valle del Torre si stava chiudendo un’epoca storica di organizzazione del territorio e dell’economia. L’emigrazione svuotava le case, si abbandonava l’agricoltura valliva di uno dei settori più aspri dell’arco alpino caratterizzato da un paesaggio di disgregazione geologica.
Polveriera a Passo Tanamea
A chiudere questo periodo di crisi, formalizzando un definitivo collasso psicologico nella comunità locale, venne il terremoto del 1976 dal quale le piccole e sparse borgate di Musi non seppero riprendersi. Oggi della complessa contrapposizione tra un sistema insediativo antico e quello moderno dei militari rimane ben poco e dovremo frugare nella memoria dei locali per riuscire a cogliere quel periodo e gli evanescenti luoghi in cui si consumò un conflitto culturale.

Descrizione dell’itinerario
Ci troveremo al vecchio valico di frontiera di Passo Tanamea per visitare il sistema di fortificazioni posto lungo la linea del confine, garantite dalla piccola polveriera che si incontra su questa soglia che fa da spartiacque tra il bacino dell’Isonzo e quello del Torre.
Ci muoveremo lungo il Rio Freddo per individuare le opere e gli accessi. Da qui scenderemo attraverso la polveriera sino ai Ciclamini, il locale costruito pochi anni fa nei pressi del valico, e da li imboccheremo il sentiero del Parco delle Prealpi Giulie che in circa un’ora e mezza ci porterà ad incontrare quella che era la prima borgata stabilmente abitata della vallata, appunto Simaz.
L’area del campo di addestramento invasa dalla vegetazione
Percorrendo tutta la valle in discesa avremo modo di renderci conto dello straordinario ambiente geologico composto da sfasci e detriti che di fatto rendevano improduttivo il fondovalle del Torre. Lungo il sentiero passeremo attraverso il poligono di tiro della Coda nella Codiza. Qui vicino visiteremo i resti di quello che è stato il principale accampamento utilizzato durante le esercitazioni militari. Vedremo anche alcune delle postazioni militari che avrebbero dovuto colpire con spari incrociati le colonne di mezzi lungo la strada valliva. Recentemente il ministero ha provveduto alla demolizione di alcuni bunker scatenando le proteste del comune di Lusevera che voleva invece attivare un progetto per il recupero di queste strutture con finalità museali.
Saliremo poi sui ripiani alti e più produttivi di Simaz, davvero uno dei pochi tratti del fondovalle coltivabile, e poi raggiungeremo Musi per cercare di individuare, anche con l’aiuto dei pochi abitanti che rientrano per l’estate, la posizione della postazione che difendeva la stretta del Torre.
Postazione semidistrutta nei pressi di Musi
Per partecipare
La passeggiata si svilupperà lungo un sentiero segnato in leggera discesa dal passo. Sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trek e un abbigliamento “a cipolla” anche considerand che la valle di Musi è uno dei luoghi più piovosi d’Italia. Lasceremo alcune auto a Musi e provvederemo poi a riaccompagnare gli autisti a Passo Tanamea. Chi vuole alla fine potrà fermarsi con noi a “I Ciclamini” per assaggiare alcuni piatti della cucina slovena dell’alta Val del Torre.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa sei ore priva di difficoltà. Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.
Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio

Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it e sul blog www.scarpecervello.blogspot.it

domenica 21 luglio 2013

Le armi della Fortezza

La Fortezza FVG non è diversa da altre fortezze di più antica concezione, ha un suo perimetro e lungo questo perimetro sono posizionate le feritorie e le ritodde  da cui le armi investono di fuoco il nemico.
La difesa di un perimetro,  anche in una fortezza suigeneris come questa, è una delle priorità strategiche.
L'armamentario della difesa è completo, dalle fuciliere alle artiglierie ed il controllo del territorio per successive linee di difesa si palesa man mano che la ricerca prosegue.

Il ponte in legno sul fosso anticarro della prima Guerra Mondiale a nord di Paluzza fa capire che il tema della difesa dei confini è un teme  vecchio anche nella cosiddetta era moderna.



Fortificazione per fucileria 

Interno della fortificazione 

Feritoia è rilevabile la modalità pittosto spartana dell'edificazione





La realizzazione di tutto un sistema di manufatti interrati
era funzionale al riparo delle truppe in caso di bombardamento
da parte dell'artiglieria nemica.

Cunicoli e gallerie connettevano le postazioni di tiro e i rifugi

Bocche mascherate con un ampio cono di visuale consentivano agli artiglieri di
controllare il terreno dinnanzi  alla postazione.

Le aperture nella roccia sono mascherate in tempo di pace per renderne difficile  l'identificazione.

Alle postazioni si accede attraverso porte blindate.



La profondità delle fortificazioni era legata alla necessità di
difendere le truppe e le installazioni dai bombardamenti.



Le dimensioni dei mascheramenti raggiungevano dimensioni
notevoli.

Le fortificazioni erano collegate alla viabilità ordinaria da strade di servizio

Mascheramento di bocca di artiglieria

Dietro il mascheramento la feritoria con il cono di visuale

L'accesso ai buncher era spesso mascherato con
strutture in cemento o ferrro



La rete lavorata a formare corrugamenti simil naturali veniva poi rivestita di cemento








Feritoia di osservazione 


Mimetizzazione di una scala d'accesso

sabato 13 luglio 2013

Da PN a Prata

DA PORDENONE A PRATA DI PORDENONE

Le costruzioni dell'interland Pordenonese

Paesaggio della Pianura Friulana

PAESAGGIO DELLA PIANURA FRIULANA
Un itinerario da Rivignano e Cividale tra vecchi mulini, borghi rurali e campi coltivati. 


Le Mura della Fortezza

LE MURA  DELLA FORTEZZA

La tecnologia militare di difesa nei secoli si è evoluta modificando sostanzialmente le sue forme identificative, ma una cosa è sempre rimasta costante almeno nel mondo occidentale ed è il confine.
Per i militari vi è un dentro ed un fuori. Nel caso della Fortezza FVG il problema è stato maggiore in quanto, si vi erano luoghi specificatamente dedicati alle truppe ma di fatto quasi l'intera Regione era parte in vario modo di questa infrastruttura, generando non pochi problemi e conflittualità.
Di seguito riportiamo alcuni segni identificativi del perimetro che caratterizzava ed in alcuni casi ancora caratterizza il confine.
Il profilo dell'acquartieramento che si delinea  elevandosi sulla pianura agricola
risaltano i volumi delle camerate e dei magazzini che sovrastano la recinzione.
La recinzione di una base militare

mercoledì 10 luglio 2013

La “fortezza” FVG - Soglie e valli tra Cercivento e Paluzza

Domenica 14 luglio

Soglie e valli tra Cercivento e Paluzza


Ritrovo: ore 9.30 presso la fattoria didattica Bosco di 

Museis a Cercivento


I monti del confine visti dallo sbarramento di Paluzza
Per saperne di più sul tema della campagna del 2013 video Scarpe&Cervello 2013

L'escursione prevede di percorrere un tratto della strada romana che portava a Passo Monte Croce Carnico visitando alcune postazioni realizzare durante la guerra fredda e in funzione fino alla fine degli anni '80. Visiteremo poi le postazioni di tiro nei pressi della torre medievale del Moscardo e giungeremo a Paluzza per visitare le caserme abbandonate. L'escursione proseguirà per Sutrio dove visiteremo il caso di una piccola casermetta dell'esercito trasformata in osteria con cucina. Da qui rientreremo a Cercivento.  Nel pomeriggio in auto andremo al passo per visitare i casermaggi del confine abbandonati.

sabato 6 luglio 2013

LA GRANDE FORTEZZA

LA GRANDE FORTEZZA

Forse quello che mi impressiona di più di questa ricerca intrapresa all'interno della Fortezza FVG è che si può veramente leggere come una gigantesca struttura.
Gli spazi vuoti le tipologie si ripetono continuamente, dato che l'uso dei locali e delle infrastrutture non cambia, per cui le sale ed i piazzali vuoti di Pontebba assomigliano a quelli  di Pordenone, di Palmanova e di Udine  ecc, in un rimando che permette di percepire tutto questo come un unico grande manufatto territoriale.