Scarpe &
Cervello è la campagna di Legambiente del Friuli Venezia Giulia che dal 1994 si
interessa ai luoghi proponendo una originale forma di incontro che privilegia
gli ambienti e la loro lettura partecipata.
Nata con una
cadenza biennale (1994 e 1996) dal 1998 ha un ritmo annuale e affronta temi a
scala territoriale costruendo occasioni di esplorazioni tematiche e partecipate
del territorio regionale. Negli ultimi dieci anni l’esperienza di esplorazione
ha costruito una serie di incontri e studi partendo dalla categoria del
paesaggio e declinandola di volta in volta secondo punti di vista originali.
Vale la pena elencare i temi affrontati dal laboratorio nomade di Scarpe&Cervello
nell’ultima decina di anni:
- 2003 Paesaggi medievali e castelli
- 2004 La nascita degli ecomusei in FVG
- 2005 Il paesaggio del FVG nel centenario della legge Rava
- 2006 Dentro il paesaggio: esplorazioni popolari a vent’anni dalla legge regionale sui parchi
- 2007 Proposte di lettura paesaggistica per il Piano Territoriale Regionale
- 2008 Luoghi, paesaggi e confini invisibili
- 2009 Infrastrutture e paesaggi
- 2010 Lett(erat)ure di paesaggi
- 2011 Iperpaesaggi, superluoghi e territori ibridi
- 2012 Icone, iconemi e fondali paesaggistici
- 2013 La “Fortezza” FVG e la dismissione delle aree militari
- 2014 Le proprietà collettive: la ripresa di una tradizione medievale di gestione delle risorse
Il
laboratorio si sposta durante tutto l’anno nelle diverse regioni del Friuli V.G.
per indagare il valore o il dissesto dei paesaggi e proponendo conversazioni e
dibattiti da “dentro” i luoghi.
La carovana di Legambiente FVG inizia ad aprile e smette la sua attività a novembre permettendo ai cittadini di collaborare a un processo di conoscenza e di elaborazione di idee che poi saranno rese esplicite dalle ufficiali prese di posizioni dell’associazione. L’esperienza, infatti, sviluppa il concetto che solo la frequentazione dello spazio fisico e la conoscenza diretta dei fenomeni che su questo si sono prodotti nel tempo può condurci a una completa lettura dei luoghi. Le scarpe, usate non in termini personali ed edonistici, creano l’occasione per ragionare sulle trasformazioni territoriali confrontandosi direttamente con il modo di sentire delle comunità locali.
La carovana di Legambiente FVG inizia ad aprile e smette la sua attività a novembre permettendo ai cittadini di collaborare a un processo di conoscenza e di elaborazione di idee che poi saranno rese esplicite dalle ufficiali prese di posizioni dell’associazione. L’esperienza, infatti, sviluppa il concetto che solo la frequentazione dello spazio fisico e la conoscenza diretta dei fenomeni che su questo si sono prodotti nel tempo può condurci a una completa lettura dei luoghi. Le scarpe, usate non in termini personali ed edonistici, creano l’occasione per ragionare sulle trasformazioni territoriali confrontandosi direttamente con il modo di sentire delle comunità locali.
La nostra
scala di approccio al territorio è quella del dettaglio. Gli ambienti vengono
letti come dei “microcosmi” nel tentativo di impedire che una visione
territoriale, per così dire, “dall’alto” finisca per collocare in categorie
omologanti le specificità dei territori più minute.
Noi proponiamo una valorizzazione della presa di coscienza che le comunità locali dovrebbero avere, e a volte hanno, del loro territorio, invertendo i flussi informativi che attraversano la piramide dell’amministrazione pubblica. Proponiamo, infatti, un’attenzione agli ambienti culturali che dai comuni, attraverso le provincie, arrivi alla regione (dal locale al globale) garantendo una tutela minuta e di dettaglio all’interno di un quadro politico e normativo a scala regionale.
Secondo noi paesaggi, beni culturali, siti archeologici, biotopi, riserve comunali, potrebbero essere cartografati con puntualità all’interno di un processo di pianificazione che deve coinvolgere la comunità locale rendendola protagonista e attore principale di questa specifica politica territoriale.
Noi proponiamo una valorizzazione della presa di coscienza che le comunità locali dovrebbero avere, e a volte hanno, del loro territorio, invertendo i flussi informativi che attraversano la piramide dell’amministrazione pubblica. Proponiamo, infatti, un’attenzione agli ambienti culturali che dai comuni, attraverso le provincie, arrivi alla regione (dal locale al globale) garantendo una tutela minuta e di dettaglio all’interno di un quadro politico e normativo a scala regionale.
Secondo noi paesaggi, beni culturali, siti archeologici, biotopi, riserve comunali, potrebbero essere cartografati con puntualità all’interno di un processo di pianificazione che deve coinvolgere la comunità locale rendendola protagonista e attore principale di questa specifica politica territoriale.
La campagna
Rispetto al contesto culturale, normativo ed operativo, a
livello nazionale e nella realtà regionale, si è ritenuto importante che
un’associazione come la nostra si attivi con le forze di cui dispone per
riproporre l’attenzione sui temi del paesaggio e del governo del territorio in
questa regione.
Il modo scelto è quello più diretto e concreto
possibile: entrare “dentro il
paesaggio”, iniziare cioè un’esplorazione dei numerosi e diversi luoghi del
nostro territorio per riconoscerne e apprezzarne le singolarità, i valori ed
anche le problematicità.
Si tratta in sostanza
di una serie di escursioni in luoghi noti e meno noti, da percorrere e guardare
comunque in modo nuovo, condividendo sensibilità e attenzioni diverse, saperi
esperti ed esperienze comuni, ascoltando chiunque abbia qualcosa da raccontare.
Visiteremo paesaggi naturali e costruiti, densi di storia o contemporanei,
luoghi del quotidiano e spazi inusuali.
Cercheremo di riconoscere e interpretare i segni della terra e quelli della
fatica dell’uomo, le armonie e le dissonanze del paesaggio e ciò che esse
significano.
L’iniziativa, oltre al valore immediato rappresentato dalle
escursioni, si propone come obiettivo quello di costruire un sistema di
conoscenze e di esperienze il più possibile organico e, per certi versi,
originale. Questo potrà essere pubblicizzato e diffuso come contributo
dell’associazione ad una nuova consapevolezza da parte della comunità e delle
istituzioni dei valori e dei problemi del nostro territorio.
Proprio quest’opera di sensibilizzazione e di condivisione di
conoscenza rappresenta la sostanza della
campagna. Solo da una rinnovata e diffusa coscienza dell’importanza e del
significato del nostro patrimonio territoriale può prendere forma e vigore una
domanda sociale di norme e politiche attive di tutela alla quale chi governa la
nostra regione dovrà dare adeguata risposta.”
Durante la campagna dedicata alla dismissione delle aree
militari è stata costruita una mappa partecipata delle zone militari visto che
ufficialmente nemmeno quelle dismesse sono mappate. A questa ricerca stanno
collaborando circa una settantina di volontari che si assumono l’onere di
esplorare uno o più comuni. La carta di Google viene arricchita con
l’inserimento delle aree e di una specifica schedatura che descrive le
condizioni dell’immobile e il dibattito sul suo recupero. Questa mappa ha già
censito circa 300 siti militari, è di libera consultazione e al momento è la
sola disponibile e pubblica per chi debba fare delle ricerche su questo
argomento.
I risultati
delle escursioni hanno dato vita a diversi documenti ufficiali
dell’associazione e a due volumi di ricerche. Il primo legato al tema del
significato territoriale del confine (2008), il secondo a una serie di
esplorazioni condotte con i cittadini e relative alla riscoperta di un abitato
medievale abbandonato (2013).
In alcuni casi l'aver attivato esperienze locali di riscoperta dello spazio ha
permesso di predisporre progetti attivati dalla popolazione per il recupero di
percorsi medievali a Barcis e a Caneva e di una
fortezza medievale scoperta solo nel - Insediamento e devozione: la processione a San Daniele di Barcis, in L’incerto confine
- La Strada del Patriarca: testimonianze medievali e tracce archeologiche, in Aa. Vv., Caneva, Udine, Società Filologica Friulana, 1997, pp259-278
- Il Cjastelat. La “resistenza” dei segni territoriali e l’archeologia del paesaggio, in “l’Artugna”
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