sabato 31 gennaio 2004

Tre escursioni per un Ecomuseo della montagna pordenonese


Il programma di Scarpe&Cervello 2004
La chiesa di San Floriano a Tramonti di Sopra

Definire cos'è un ecomuseo è difficile nonostante sia
occasione di un dibattito scaturito proprio dal successo
dell'esperienza italiana. Si limita a essere un museo diffuso
sul territorio o è un museo del territorio?
Noi aderiamo alla definizione che ne da Rubino che lo
considera "un progetto integrato di tutela e promozione di un
insieme antropizzato con caratteristiche di omogeneità. Esso
consiste nel valorizzare particolari itinerari culturali e
ambientali mediante la tutela dell'ecosistema e di una
selezione mirata di saperi materiali e testimonianze
monumentali, affidandone poi la gestione al volontariato o
alla cooperazione locale". Si tratta quindi di una struttura per
reti (percorsi) e nodi (saperi e monumenti) distribuita sul
territorio e dotata di un sistema organizzativo e di ricerca non
verticistico, ma legato al territorio. L'elemento partecipativo
della popolazione locale risulta essere determinante, così
come lo è una particolare attenzione alla cultura
dell'esperienza umana sul territorio e ai segni che questa ha
lasciato. L'ecomuseo non ha magazzini, il suo bene è il
territorio e la sua strategia espositiva è tesa a svelarne i
segni, a renderli apprezzabili a chi abita e a chi visita i luoghi
senza per questo privilegiare quest'ultimo.
L'ecomuseo può diventare l'occasione per progettare un
nuovo rapporto sostenibile tra il territorio e la comunità che lo
abita. L’ecomuseo è un luogo "abitato": la sua dimensione
territoriale permette di esaltare quel patrimonio di
conoscenza dei luoghi espresso nei secoli dalle comunità
locali che hanno interpretato le pendenze disegnando
sentieri, appoggiando al suolo strutture e macchine per la
trasformazione dei prodotti, modificato i suoli con
concimazioni, livellamenti, terrazzamenti, ecc. Uomo e natura
svelano al visitatore i legami che li hanno accompagnati nel
tempo e, attraverso gli eredi dell'esperienza, permettono di
recuperare il significato passato e le implicazioni future di
una tradizione culturale.
Un valore che accomuna le esperienze degli ecomusei ai
parchi è l'idea che il territorio va osservato e studiato come
una sorte di laboratorio permanente e in continua
trasformazione. Le azioni attive dell'uomo o i suoi abbandoni
provocano sullo spazio effetti che devono essere
continuamente monitorati.
In provincia di Pordenone sta prendendo forma il progetto
per un nuovo ecomuseo che interesserà ventisei comuni
dell'area montana. A proporre l'iniziativa è il GAL Montagna
Leader che si occupa della valorizzazione delle aree
depresse delle Prealpi Carniche.
L'esperienza ecomuseale viene presa dichiaratamente come
"modello di riferimento" per sviluppare un progetto culturale
centrato sulla specifica identità delle Prealpi Carniche, con
una stretta collaborazione con il mondo della scuola. Altro
ente che sarà coinvolto nel progetto dell'ecomuseo della
montagna pordenonese è il Parco delle Dolomiti Friulane che
attualmente gestisce con successo la fruizione delle aree più
selvagge delle Prealpi Carniche. In questo caso, quindi,
l'ecomuseo non è un prodotto del parco, ma con lo stesso
dialoga in un'ottica di promozione del turismo di qualità.
La proposta di costruire un ecomuseo della Montagna
Pordenonese è condivisa da Legambiente.

Le nostre proposte
Già l'anno scorso, con il programma di escursioni dedicate ai
castelli, avevamo sollecitato la costruzione di un ecomuseo
esteso almeno all'ambito del pedemonte pordenonese. Con
l'iniziativa di Scarpe & Cervello del 2004 vogliamo indirizzare
alcune proposte a chi l'ecomuseo lo sta promuovendo. Per
questo motivo abbiamo programmato tre escursioni che ci
permetteranno di toccare alcuni "beni" territoriali, o tipologie
degli stessi, verso i quali ci dovrebbe essere una profonda
attenzione durante la fase istitutiva dell'ecomuseo.
Si tratta di un patrimonio di risorse in gran parte già
riconosciuto dalla comunità locale: la frana del Vajont, il
sistema dei castelli, il fondovalle del Meduna. Un patrimonio
che se inserito nella logica e nel progetto dell’ecomuseo
diventerà ancor più un riferimento di valori e di identità e che
allo stesso tempo permetterà di salvare dall'abbandono e dal
degrado un gran numero di "monumenti" della cultura
popolare.