giovedì 10 marzo 2011

Il paesaggio è il più antico “documento” del Friuli Venezia Giulia: perderemo una nuova occasione per avere il Piano paesaggistico?



Il territorio è un grande disegno umano che può essere letto nelle sue componenti formali e funzionali come una costruzione complessa della società.
Il paesaggio è un deposito di forme giustificate dalla volontà umana di attrezzare lo spazio con strutture e organizzazioni fondiarie atte a produrre dei vantaggi economici o a rendere esplicito un ideale dell’abitare.

Oggi le trasformazioni determinano paesaggi a velocità diverse. Quelli complessi di reti e nodi, legati a paesaggi ibridi e incoerenti (viabilità, centri commerciali, non luoghi, sistemi industriali, conurbazioni, ecc.) che mutano continuamente inseguendo gli impulsi della società, e quelli statici o residuali che ancora testimoniano antiche forme di organizzazione territoriale reinterpretate. A queste due grandi categorie si affiancano i paesaggi dell’abbandono, soprattutto in area alpina, dove la repentina scomparsa della pastorizia e delle coltivazioni sta provocando una diffusa trasformazione paesaggistica.
In questo territorio ricco di elementi resilienti e segnato da dinamiche di trasformazione indotte sempre più da fenomeni esogeni, quali sono i luoghi di valore dai quali ripartire nel tentativo di ancorare il vivere urbano a un territorio riconoscibile? Ogni giorno il dibattito permette il confronto tra settori della società che sembrano portare avanti urgenze apparentemente inconciliabili tra la volontà di interpretare il territorio in chiave sincronico-funzionalistica e le richieste di tutela.
In Italia si è in sostanza conclusa la prima stagione di piani paesaggistici, quelli introdotti dalla Legge Galasso nel 1985, e si profila una nuova stagione. Gli obiettivi del piano si muovono su schemi meno legati alla semplice vertenza della tutela vincolistica e stanno diventando anche degli strumenti di conoscenza territoriale di grande dettaglio come dimostrano i due piani del 2010, quello della Puglia e quello della Lombardia.
In Friuli Venezia Giulia invece non c’è mai stato il tentativo di costruire uno strumento urbanistico, relativo al paesaggio, autonomo dai piani territoriali approntati in diversi periodi e mai approvati (1997, 2003, 2007).
La recente proposta di legge n.87/2009 dal titolo “Procedure per l’avvio della riforma della pianificazione territoriale della Regione” ha cambiato sostanzialmente lo stato delle cose. Infatti, la proposta di costruire un “Piano di governo del Territorio” che segua l’esperienza delle tre precedenti e fallimentari tentativi di costruire un nuovo strumento urbanistico regionale azzera di fatto quanto era stato predisposto dalla precedente giunta Illy. La disastrosa vicenda della proposta di conformità paesaggistica del PTR del 2007 ci aveva visti molto critici nei confronti della bozza di piano e le difficoltà occorse nel rapporto tra Regione e Soprintendenza ai beni paesaggistici ha in qualche modo confermato i dubbi che avevamo espresso.
Quel piano non aveva la qualità d’indagine e approfondimento paesaggistico capace di costruire un sistema di norme utili per la pianificazione subordinata, ne tanto meno provvedeva a una puntuale ricognizione dei vincoli operando un riconoscimento dei valori reali del territorio.
Oggi con la nuova proposta di legge ci troviamo in una situazione del tutto diversa da quella precedente. Se nel 2007 la questione paesaggistica era stata semplicemente banalizzata e considerata un corollario a un PTR quasi privo di idee e utile solo a definire poche scelte strategiche, oggi con questa nuova proposta di legge la questione paesaggio sembra quasi del tutto derubricata dagli impegni della regione e spostata su uno strumento specifico che non si sa quando avrà luce e con quale forma. Ancora una volta la proposta di legge risolve la questione paesaggio nell’ipotesi di frazionamento delle aree paesaggistiche (AGEPA) ai fini di una non meglio dichiarata pianificazione di dettaglio, mentre non si riconosce lo scontro di competenze e di conoscenze rilevatosi i occasione dell’accordo mai raggiunto con il Ministero dei Beni Culturali, rimandando la soluzione della questione all’approvazione di una intesa con il Ministero che certifichi la valenza paesaggistica del nuovo PTR.
Insomma, la nuova proposta non cambia per nulla l’approccio al paesaggio del piano ponendo il problema, ancora una volta, della capacità di uno strumento regionale che disegni i grandi principi di trasformazione del territorio con la necessità di uno strumento paesaggistico capace di garantire gli strumenti di tenuta grazie a un adeguato dettaglio. Con la campagna del 2011 d Scarpe & Cervello vogliamo rendere esplicita la difficoltà di catalogazione del patrimonio paesaggistico regionale alla luce delle più recenti trasformazioni. Vogliamo sollecitare un segno esplicito di attenzione da parte dell’attore regionale.

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