venerdì 25 marzo 2011

I Super Luoghi

La nostra società in rapida trasformazione ha dato vita a nuovi paesaggi ed anche a nuovi soggetti. Chi ha generato chi?
Non più il cittadino, ma il consumatore, è l'oggetto delle attenzioni dell'urbanista, quindi lo svincolo delle funzioni commerciali e ludiche dal perimetro urbano è conseguenza di una necessità massimizzatrice. Quanto più l'insediamento è baricentrico rispetto a realtà urbane esistenti e collegato a reti stradali efficienti, più è attrattore di potenziali consumatori.
Il termine “superluoghi” richiama alla memoria un'assonanza con quel Super Uomo di nietzchiana memoria che fu artefattamente coptato da alcune menti esaltate e trasformato in un' ideologia distruttiva.
Ora viene da domandarsi se questo nuovo modello non possa determinare (anche se commercialmente già lo fa) la fine di una modalità di relazioni e di conseguenza di una modalità insediativa che ha retto sino ad oggi le dinamiche di sviluppo territoriale.
Viene da chiedersi cosa vieta che ad una molteplicità di poli attrattori variamente ricollocati sul territorio risponda una maggior frammentazione anche della componente residenziale.
Del resto è risaputo che l'esigenza di aggregazione è sempre stata determinata da fattori sociali, economici e di difesa. Venendo a mancare gli ultimi due e palesandosi una disgregazione dei collanti sociali (la nuova piazza dello struscio è il Centro Commerciale o il Multisala), non sembra così assurdo pensare ad un ulteriore e più capillare sparpagliamento della residenza e della produzione sul territorio, con unico vincolo la connettività sia fisica (strade) che digitale.
E' chiaro che uno scenario di questo tipo determina un cambiamento epocale, forse anche già cominciato, nel modo di vivere e di conseguenza di interpretare il paesaggio.
Il paesaggio, quindi, come estrema rappresentazione della società e dei suoi valori sia pubblici che privati.
Tornando pertanto al superluogo, il luogo che supera il luogo, esso ne determina una nuova percezione che ricodifica i rapporti di scala del vivere quotidiano, che non sono più legati alla piazza del paese o alla dimensione del quartiere con i loro servizi, ma a una nuova scala territoriale di relazioni che mettono in contatto l'abitazione con l'IKEA o con il multisala attraverso la rete autostradale: la stessa rete che ci congiunge all'aeroporto e che in poche ore ci porta in qualsiasi capitale o città europea.
Cambia la scala, ed in questo cambiamento la mobilità è vissuta come una connessione alla rete: i luoghi posti lungo di essa sono dei siti che rimandano, come dei “link culturali”, ad altri siti che non necessariamente sono collocati in questa regione o in questo stato (ricordiamo ad esempio che IKEA è un logo mondiale).
In questa dinamica è assolutamente ininfluente cosa vi sia attorno, in quanto tutto si svolge attraverso (il territorio) e dentro (i superluoghi).
I superluoghi non si rapportano con il territorio, ma lo usano soltanto come supporto fisico;non dialogano al pari della cultura di cui sono portatori, quella del consumismo.
La cultura del consumo non ha necessità di avere nessuna relazione con le culture dei luoghi ove si insedia, in quanto è portatrice di un modello globale e pervasivo.

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