mercoledì 15 settembre 2010

SCARPE & CERVELLO A DUINO



Scarpe & Cervello 2010
Domenica 19 settembre 2010

La costiera duinese da Aurisina a San Giovanni del Timavo
Ritrovo: ore 9,00 presso la piazza di Aurisina, di fronte alla chiesa

Testi di riferimento: Maria Rainer Rilke, Elegie Duinesi, Torino, Einaudi, 1978; Richard Francis Burton, Le terme di Monfalcone, Monfalcone, Edizioni della Laguna, 1992

I testi sono scaricabili dal sito http://www.legambientefvg.it/

L’escursione prevista in territorio di Duino Aurisina ci permetterà di cogliere un diverso rapporto dei luoghi rispetto all’esperienza letteraria di personaggi così diversi come Burton e Rilke. Il primo descriverà questo settore del Carso raccontando l’esperienza di un viaggio diretto al santuario di San Giovanni sul Timavo nel quale i luoghi assumono il rilievo dato dal resoconto di una esplorazione geografica. Per Rilke invece il paesaggio scompare sovrastato dai sentimenti dell’individuo. Il paesaggio è un luogo dell’anima e il territorio una scena sulla quale l’esistenza si esprime.
L’escursione ci condurrà lungo le ampie balconate marine della costiera triestina e lungo la famosa passeggiata Rilke sulle falesie a picco sul mare fino al castello di Duino. Da qui lungo tratturi e strade romane ci dirigeremo verso la foce del sotterraneo Timavo e in vista della “infernale” cartiera Burgo, costruita in uno dei luoghi ambientalmente più delicati della regione.

I testi
Gli autori che ci accompagneranno nell’accostamento ai paesaggi che esploreremo con questa escursione sono profondamente diversi uno dall’altro, come profondamente diverso è il loro rapporto con i luoghi.
Le schede biografiche di Burton e Rilke le potete trovare ai seguenti indirizzi
Qui ci interessa notare come i due scrittori abbiano un atteggiamento antitetico nel relazionarsi ai luoghi che per un tempo consistente si trovarono a frequentare.
Richard Francis Burton (1821-1890) era un antropologo esploratore, oltre che traduttore, e per lo più descrisse le proprie esperienze di esplorazione, sia che si trovasse in Africa o a Trieste.
Irruento e vagabondo entrò a far parte del corpo diplomatico inglese e questo gli diede il modo di viaggiare moltissimo e di svolgere approfondite indagini geografiche imparando ventinove lingue tra le quali l’italiano.
Nel 1853 raggiunse la Mecca travestito da arabo , poco dopo esplorò la Somalia e la zona dei grandi laghi anticipando le esplorazioni di Livingstone e Stanley.


Nel ’61 iniziò la carriera diplomatica che lo portò in Guinea, Brasile, Siria e infine a Trieste dove risiedette per diciotto anni scrivendo memorie di viaggio, resoconti di esplorazioni nella Venezia Giulia e traducendo Le Mille e una notte.
A Trieste sedimentò le esperienze giovanili ma non perse l’occasione per continuare ad esplorare il territorio e il testo oggetto della nostra escursione è uno straordinario esempio di letteratura scientifica e di viaggio. L’oggetto sono le qualità delle terme di Monfalcone, ma in realtà la parte principale del libretto è dedicata all’avvicinamento alle terme. Lo stile è quello del resoconto di viaggio, nonostante si tratti di un’escursione fuori porta, ma l’allenamento all’osservazione e all’incrocio delle osservazioni sul campo con l’indagine bibliografica permisero all’esploratore inglese di cogliere dei segni importanti del paesaggio. Per esempio la veduta dall’alto della baia di Sistiana, oppure la prospettiva dei colli che si immergono nelle ghiaie della pianura.
Come non apprezzare l’atteggiamento scientista dell’autore che per raggiungere le terme continuamente sbanda alla ricerca di segni e di sensazioni, continuamente affascinato dai luoghi?

R.M. Rilke, Elegie duinesi (Duino 1912 / Muzot-Svizzera 1922)
Edizione di riferimento: traduz.M. Ranchettie e J. Leskien, testo a fronte, Milano, Feltrinelli, 2006.

Nelle Elegie duinesi Rilke intraprende un vero e proprio viaggio iniziatico dove l'epifania del reale si compie attraverso una sorta di sprofondamento onirico-visionario in una dimensione atavica in cui convergono, in una perturbante ambivalenza, l'angelico e il terribile, l'elemento salvifico e quello terrifico. L'attraversamento della caducità mortifera delle cose si consuma mediante un moto ascensionale che alla fine individua la poesia-divinazione (il dire) quale unica dimensione veridica, e quindi durevole, del reale:
“Siamo qui forse per dire: casa, ponte, pozzo, porta / brocca, albero da frutto, finestra [...], / per dire, capisci, oh per dire così come le cose stesse / mai intimamente pensavano di essere. / Qui è tempo del dicibile, qui sua patria” (Nona elegia, p. 63).
Il mondo sondato dalla poesia orfica rilkiana è quello di una realtà guardata nella sua vacuità, nel suo essere che non è più, dove l'assenza e la mancanza diventano i suoi tratti connotanti. I luoghi delle elegie sono spesso definiti per il loro essere spazi svuotati dallo scorrere del tempo, per cui la loro unica vera forma di esistenza possibile, nel senso di durevole, è quella della “ricostruzione” dall'interno, cioè attraverso la mente di coloro che li hanno guardati e vissuti:
“In nessun dove, amata, sarà mondo, se non dentro di noi. / La nostra vita passa trasformandosi. E, sempre / riducendosi, il fuori sparisce. Dove una volta era una casa durevole, si propone, di traverso, / una forma pensata, tutta di mente, / come se stesse ancora nel cervello” (Settima elegia, p. 51).
In questo viaggio onirico nell'oltretomba del reale, dove coesistono istanze inconsce e materiali, la poesia assume una funzione divinatoria, rivelatrice di una realtà fatta di assenza esterna (caducità mortifera) e di consistenza interna (ricostruzione-conservazione mentale, ricordo). Anche i luoghi, come il paesaggio esterno, assumono consistenza solo nella ricostruzione formale che la consacra, in questo modo, all'eternità.
Nucleo tematico centrale del componimento è ovviamente il tempo, intorno al quale ruota l'intero universo simbolico delle Elegie e sul quale Rilke articola la dialettica tra il tempo storico della realtà e quello mitico a cui pertiene invece l'amministrazione dell'alternanza ciclica delle stagioni, vale a dire il tempo eterno degli déi.

I luoghi
L’escursione, pur muovendosi all’interno del solo comune di Duino Aurisina, è molto complessa per il succedersi di paesaggi e ambienti molto vari.
Il crinale della scarpata costiera è un esempio di questa complessità paesaggistica che ad Aurisina si esprime nei paesaggi boscati del Carso punteggiato da cave e dalla moderna zona industriale e nelle ampie prospettive a mare percepibili dopo il superamento dell’ultimo crinale. In entrambi i casi le ampie vedute permettono di vivere una esperienza percettiva di singolare valore ambientale nonostante la presenza di moltissimi segni di un paesaggio moderno.
Dalla torre piezometrica posta sopra la strada costiera per stradine e strade raggiungeremo l’insediamento moderno di San Mauro.
Si tratta di una borgata nuova costruita tra il 1955 e il 1962 per ospitare una comunità di profughi giuliani: in pratica italiani che si insediavano in un piccolo comune a prevalenza etnica slava. Il risultato urbanistico di questa colonizzazione è pessimo. L’abitato è privo di gerarchie e centralità ed è una delle peggiori espressioni dell’urbanistica delle emergenze.
Borgo San Mauro oggi è in sostanza saldato con l’abitato di Sistiana e a piedi lungo il marciapiede percorreremo la strada che vide Barton osservare dall’alto il piccolo porticciolo che di li a poco sarebbe diventata una meta turistica.
Il turismo può essere oggi un elemento di valore per Sistiana o un momento di omologante banalizzazione. Vale la pena ricordare che proprio lungo la costa di Sistiana c’è una enorme e storica cava di materiale calcareo abbandonata, che a ogni cambio di proprietà sembra far risorgere progetti che vorrebbero costruire lungo il versante centinaia di alloggi e seconde case.
Da qualche anno anche nel porto di Sistiana qualcosa si sta muovendo alla ricerca del massimo profitto con la minor spesa. L’idea è di costruire, in una baia che è sempre stata scarsamente insediata, un villaggio turistico che abbraccerebbe il piccolo porticciolo con un effetto formale da insediamento ligure. Questa sorta di Portofino giuliana meriterebbe un’attenzione proprio alla costruzione di un messaggio pubblicistico che supera e piega i luoghi costruendo un prodotto commerciale e finto molto simile ai borghi inventati degli Outlet.

A Sistiana incontreremo un luogo ancora diverso ed emozionante percorrendo il sentiero Rilke fino al castello di Duino. Questa costiera di falesie, ora riserva naturale, è molto diversa da quella dolce e mediatrice di Aurisina e la tradizione vuole che fosse il settore di paesaggio frequentato dal poeta boemo impegnato ad esplorare l’anima più che il territorio.
Noi percorreremo questo sentiero che è diventato uno degli itinerari letterari e paesaggistici più famosi d’Italia, anche perché, pur offrendo panorami mozzafiato, non costringe i frequentatori a nessuno sforzo.
Percorreremo il centro di Duino per poi dirigerci alla volta di San Giovanni del Timavo attraversando quell’area che tanto aveva colpito Burton nel suo degradare verso la pianura monfalconese e le linee orizzontali e riposanti del litorale sabbioso.
A differenza dell’esploratore inglese noi ci fermeremo ai piedi di questa borgata che durante la prima guerra mondiale ebbe la sfortuna di trovarsi sulla linea del fronte. Gli edifici presenti sono per lo più ricostruiti e i monumenti che esaltano fatti bellici e militari si sprecano. Noi ci terremmo più bassi nei pressi della chiesa costruita nel punto in cui le masse acquee del Timavo riemergono. Si tratta di un luogo da sempre sacro e irrorato dalla vitalistica presenza acquea che sgorga da una roccia al contrario priva di ruscelli superficiali. Da qui il fiume fa il suo breve corso fino al mare, ma la sensazione è pur sempre speciale se si pensa a alla continua e rinnovata scoperta che popoli e culture diverse hanno fatto di questi luoghi.
Per sciogliere la poesia del luogo basterà però percorrere un centinaio di metri e raggiungere il recinto della grande cartiera Burgo. Una infernale macchina produttiva che ha colonizzato uno degli territori più belli e speciali della regione devastandone la fragilità paesaggistica ed ecologica..
Qui si chiuderebbe l’escursione se non avessimo pensato di raggiungere il vicino Villaggio del Pescatore che ancora una volta ci catapulterà all’interno di una esperienza di visita che nulla ha a che fare con i borghi antichi dei marinai del golfo adriatico. Anche qui come a San Mauro siamo infatti in presenza di un insediamento costruito per i profughi istriani nei pressi delle foci del Timavo.
Questa borgata costruita tra il 1951 e il 1952 con il nome di Villaggio San Marco non ha un impianto urbanistico caratterizzante e anche le case hanno un carattere popolare ed economico.
Qui ci fermeremo in serata per recuperare le auto e per cenare presso l’agriturismo specializzato nell’allevamento di molluschi.

L’escursione
La passeggiata si svilupperà soprattutto su suoli rocciosi o in ambito urbano, In ogni caso saranno sufficienti scarpe da ginnastica. L’itinerario è piuttosto lungo anche se non presenta difficoltà.
Per partecipare
Chi non è triestino raggiungerà Aurisina dall’autostrada (uscita Sistiana) oppure dalla statale per Trieste che passa in fregio all’abitato. La piccola chiesetta è proprio in asse con la lunga piazza del borgo dove si dovrebbe trovare facilmente parcheggio.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore che si snoderà lungo strade campestri, urbane e sentieri. Sono sufficienti scarpe comode e un abbigliamento conforme alla stagione variabile e soggetta ad escursioni termiche.
Pranzo al sacco, mentre chi vuole potrà fermarsi con noi a cenare in un agriturismo.
Numero massimo di adesioni: cinquanta

Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, bccmrn@unife.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483 info@legambientefvg.it,
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: http://www.legambientefvg.it/

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