lunedì 27 ottobre 2003

Resoconto della Tappa Maniago - Fanna - Cavasso Nuovo Domenica 26 ottobre

Il castello di Maniago

Il castello fu eretto su un ripiano del monte Jof facilmente difendibile dagli attacchi perché isolato dal resto del versante da un ripido vallo artificiale. Nei pressi del vallo c’era il settore del castello che ospitava la torre palazzo e le “caneve” del patriarca di Aquileia. In questo settore si ritrova ancor oggi il mastio del castello.
A Sud è ancora identificabile il secondo recinto del castello, quello attribuito fin dall’origine a un consorzio di guerrieri che avevano il compito di difendere l’area. Erano gli “abitatores” di Maniago, una ristretta classe di feudatari dalla quale emersero, dopo quasi due secoli, i signori di Maniago. Costoro acquistarono le porzioni delle proprietà degli abitatores trasformando quella sorta di borghetto in una zona di esclusivo potere. Ancor oggi questo settore del castello di Maniago è perfettamente riconoscibile ed è segnato dalla presenza delle grandi “domus” e torri di quei signori.
All’esterno, probabilmente dopo il XIII secolo, sorse un borgo di contadini e artigiani che solo successivamente fu definitivamente fortificato. Le case modeste e monocellulari erano poste lungo il ripido versante disponendosi lungo un’ampia piazza in pendenza che finiva nei pressi della chiesa di San Giacomo. Queste case sono ancora ben visibili come tutto l’impianto del borgo degli artigiani, borgo che lentamente fu attratto dalla pieve di San Mauro e dalla costruzione della piazza moderna.
A Maniago, nonostante i pesanti restauri del post terremoto ci sono tutte le premesse per il successo di una aspicabile campagna di scavi archeologici e questo potrebbe rivelarsi uno dei luoghi più importanti per comprendere le strategie dell’incastellamento basso medievale lungo la pedemontana friulana.
  
il Torrat di Fanna
Il “torrat” di Fanna è posto su un ripido colle di argilla. Si trattava di una difesa costruita in epoca medievale con strutture molto povere, un basso recinto in arenaria poco cementata dalla calce e probabilmente una torre che sembra ancora di poter riconoscere nei pressi della scarpata più ripida a occidente.  I documenti storici non citano mai questa fortificazione che per forma e contesto sembra paragonabile a quella rintracciata a Solimbergo nella fase precedente alla costruzione del castello bassomedievale.
Il sito è praticamente inedito e si presenta come un colle boscato e per nulla tutelato. Nel Torrat non sono mai stati eseguiti scavi archeologici, ma la sensazione è che non si trattasse di un castello destinato alla residenza di una famiglia di signori, ma di una difesa costruita dai contadini, una sorta di cortina o ricetto nel quale si rifugiava la popolazione del piano in occasione di un’aggressione.


Il castello di Mieli
Mieli è diviso in ben due siti. Durante l’escursione abbiamo avuto l’occasione di visitare la località Torrat dove doveva trovarsi una torre di avvistamento testimoniata ancora oggi da un solido basamento quadrangolare. Oggi molte delle pietre della torre sembra siano state riutilizzate per la costruzione di muri di drenaggio, ma una indagine di superficie approfondita potrebbe confermare la posizione del manufatto ricordato dalla toponomastica.
Poco a monte della vedetta abbiamo potuto raggiungere quello che resta del “castello di Mieli” come viene chiamato in un documento cinquecentesco. A differenza del Torrat di Fanna questo sito era un bene feudale della signorile famiglia dei di Polcenigo. La sua origine dovrebbe essere precedente all’arrivo dei di Polcenigo e forse era la sede di un più antico signore feudale, oppure faceva capo a un sistema di difesa garantito dall’abbazia di Pomposa che vantava molti diritti su questa zona.
Anche questa volta abbiamo constatato un profondo degrado. Il “bene” non è conosciuto e nemmeno valorizzato. Come per quello precedente dobbiamo rilevare un complice abbandono.
  
Il castello di Mizza
Il "castellare" di Mizza è citato per la prima volta nel 1186, ma non ci stupirebbe scoprire che si tratta di un’antica difesa poi riutilizzata in epoca basso medievale. In effetti le vestigia rilevabili sul campo hanno una tradizione muraria che ci porta a collocarle nel XII secolo, ma il sito è troppo speciale e difficile per non pensare a un riutilizzo. Ci sono molte analogie con il castello di Montereale: la cresta della collina è affilatissima e sul versante settentrionale è pressoché imprendibile. Il castello poteva essere raggiunto solo dal versante meridionale e su quel fronte si distribuivano le principali difese dei di Polcenigo. La famiglia all’interno delle mura, dopo la divisione del 1222, aveva due “domus” signorili, mentre il resto degli edifici non militari dovevano essere alquanto approssimativi.
Anche questo importante castello è del tutto abbandonato e non ha avuto la fortuna di uno scavo archeologico che abbia potuto integrare le informazioni, scarse, provenienti dai documenti d’archivio.

Scendendo dal colle del castello abbiamo svolto anche un sopralluogo teso a cercare il sito dello scomparso castello di Col Birlon, ma non abbiamo avuto fortuna. Il luogo indagato non ci ha permesso di rilevare alcuna vestigia del terzo castello dei signori di Polcenigo nel feudo di Fanna.

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