mercoledì 13 novembre 2013

Escursione domenica 17 novembre 2013 - La “soglia” di Monfalcone e i suoi bunker

Scarpe & Cervello 2013
La “fortezza” FVG

Domenica 17 novembre 2013

La “soglia” di Monfalcone e i suoi bunker

Ritrovo ore 9,30 a Monfalcone a piazzale Tommaseo, lungo via Romana, la parallela alla statale per Trieste

La feritoia di un osservatorio ormai sommerso dalla vegetazione spontanea

Percorso
L’ultima escursione del 2013 ci porterà a esplorare un settore particolare della regione, cioè una sorta di transetto difensivo costruito a cavallo della statale che collega Monfalcone a Trieste, pensato prima che il capoluogo provinciale ritornasse a far parte, a pieno titolo, dell’Italia.
A differenza di ciò che abbiamo visto sul Carso triestino qui ci sposteremo soprattutto lungo una miriade di piccole postazioni di tiro predisposte per mitragliatrici e cannoni. Le postazioni dei battaglioni d’arresto erano distribuite sui colli più alti e nei pressi delle strade che dovevano controllare e tenere sotto tiro. Di fatto si trattava di una presenza diffusa e discreta, molto mimetizzata. Partendo dalla periferia di Monfalcone saliremo su almeno tre colli transitando anche per le zone umide retro collinari.
Tempo di percorrenza: 7 ore
Grado di difficoltà: qualche strappo in salita su sentieri per lo più segnati

Prenotazioni

Motivazioni per la scelta dell’itinerario       
La paura di un attacco potente e improvviso sconsigliava di avere lungo il confine strutture militari che potevano cadere in mano al nemico con facilità. In compenso si predispose una difesa duttile e porosa, che per certi tratti seguiva o affiancava le linee della prima guerra mondiale. Si trattava di postazioni quasi sempre isolate, raggiungibili da camminamenti che con l’andare del tempo sono stati ingoiati dalla vegetazione.   

L’accesso a una postazione interrata

Il compito delle postazioni era quello di tenere sotto tiro le principali strade di collegamento. Per esempio a Visentini, nel Vallone che porta a Gorizia, una decina di postazioni servite da una casermetta molto piccola avevano il compito di tenere sotto tiro la strada da una posizione alta e lontana. L’importanza del tema della mira e dello sparo, come in antico, muoveva la scelta delle posizioni da presidiare e custodire con le opere in cemento. Un fitto sistema di postazioni minori avrebbe garantito le batterie anticarro rispetto a possibili accerchiamenti della fanteria. La difesa, a differenza di quella pensata per la prima guerra mondiale, non si poteva disegnare con una linea, ma con un sistema di minuscoli punti e di raggi di circonferenza ascrivibili alla precisione dell’arma.
Una delle scale in cemento che collegano i bunker con la superficie

Percorrere questo ambiente disseminato di postazioni -siamo riusciti a rintracciarne solo una piccola parte-, ci farà comprendere l’importanza interpretativa che le tecniche di guerra esercitano rispetto al paesaggio. Progettare una simile infrastruttura portava i militari a dover conoscere con attenzione i luoghi che venivano necessariamente reinterpretati e modificati.

Veduta dalla cima Dablici verso il lago e il colle di Pietrarossa

Le colline carsiche, allora poco alberate, e le delicate pianure umide divennero oggetto di un originale piano di difesa che cercheremo di comprendere sul posto. Non una linea di vera tenuta, ma uno spazio profondo alcuni chilometri difeso da corpi specializzati nel produrre i massimi danni alle colonne corazzate che comunque sarebbero passate. Centinaia di minuscoli punti di resistenza che avrebbero dovuto resistere per qualche giorno in attesa di un contrattaco che, come l’offensiva, non si è mai verificato.
A distanza di due decenni dalla dismissione della linea ci si può cominciare a chiedere il senso di questi oggetti abbandonati nel territorio e su come anche questa insensata spesa possa diventare utile alla società prossima a venire.

Trincee di appoggio collegate ai bunker

Descrizione del percorso   
Partiremo da via Romana, all’altezza di una piccola piazzetta alberata dedicata a Tommaseo, e saliremo verso la collina di Sablici dove godremo, tempo permettendo, di speciali panorami sulla costiera urbanizzata di Monfalcone. Scenderemo poi verso la zona di Pietrarossa, caratterizzata dal bel lago che vedremo però dall’alto salendo la collina del Debeli che si aprirà sulla pianura e sul lago di Doberdò. Da qui la vista è speciale e spazia sugli ambienti retro collinari.

Veduta dal colle verso l’Istria

Qui transiteremo nelle vicinanze del lago-palude per poi salire il versante successivo dirigendoci verso il rifugio Cadorna e raggiungendo le postazioni realizzate sul monte Gradina.
Lungo tutto l’itinerario incontreremo bunker in cemento che rendono esplicito il fatto che non sono stati costruiti in occasione della Grande Guerra. 

Torretta mimetizzata sul Sablici

Si tratta di oggetti piccoli e abbandonati, non riconvertibili, testimoni di una guerra fredda che si portava dietro divieti, vincoli, pratiche d’uso territoriali ormai inutili.
Strutture fortificate sulle pendici del Gradina
In serata abbiamo previsto, per chi si vuole fermare, una occasione conviviale in una trattoria di San Martino del Carso.

Per partecipare
La passeggiata si svilupperà lungo sentieri e stradine, con incursioni nell’ambiente naturale per visitare le postazioni che siamo riusciti a rintracciare. Il terreno è aspro e roccioso, quindi consigliamo un paio di pedule da escursione, avremo anche qualche tratto di sentiero con il fango.
Faremo in modo di avere delle auto di appoggio a Doberdò del lago che accompagneranno gli autisti al punto di partenza.  L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà.  Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo, ma ricordatevi anche qualche spray antizecche.
Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione scarpe & cervello

Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, bccmrn@unife.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio (lun-ven 9:00-13:00)
La tessera di Legambiente: per partecipare all'iniziativa non è obbligatorio essere iscritti a Legambiente seppure, per i nostri interessi generali, questa adesione sia caldeggiata.
Coloro che infatti sono soci di Legambiente sono coperti da assicurazione sia nel caso procurino un danno a terzi, sia in caso di infortunio.
Non sono assicurati i “non Soci” che partecipano alle iniziative e che dovessero infortunarsi, lo sono solo se la responsabilità del loro danno è riconducibile al Circolo o ad un Socio del Circolo stesso.
Il pranzo di norma sarà frugale e al sacco. Dove precisato ci sarà la possibilità di accedere a forme di ospitalità locale di qualità fruendo di locali e ristori dotati di un particolare valore aggiunto. Ogni partecipante penserà a sé, ma se qualcuno porta vino e dolci anche per gli altri sarà particolarmente apprezzato.


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