sabato 13 aprile 2013

Italia, bellezza, futuro

Domenica 14 maggio 2013

ESCURSIONE LUNGO LE ROGGE SANVITESI
Ritrovo ore 9,30 in via Gemona, zona industriale Ponterosso, San Vito al Tagliamento
 

Da questa è la pagina del sito potete scaricare locandina e pieghevole dell’iiniziativa della passeggiata
L’iniziativa è organizzata dal circolo di Legambiente di Pordenone e dal gruppo di lavoro di Scarpe&Cervello e anticipa la campagna del 2013 che inizierà a maggio. Se vuoi sapere qualcosa sul nuovo tema della ricerca del nostro laboratorio sul paesaggio vedi il blog


Percorso
L’escursione inizia a sud della zona industriale di Ponterosso, nel punto in cui dal materasso alluvionale emergono le prime acque di risorgiva. Da qui camminando idealmente lungo le rogge, ma per lo più su stradine e capezzagne, accompagneremo lo sviluppo del corso d’acqua percependo i paesaggi dell’alta pianura sanvitese.  

Tempo di percorrenza: circa 7 ore

Grado di difficoltà: escursionistica adatta a tutti

Motivazioni per la scelta dell’itinerario
La passeggiata che Legambiente  organizza il 14 aprile  2013, lungo le rogge che percorrono il territorio di San Vito al Tagliamento, si inserisce tra le iniziative della Settimana della bellezza indetta dalla nostra associazione, trova però la sua origine in una battaglia che Legambiente-Pordenone conduce dal maggio dello scorso anno in opposizione alle decisioni della giunta  di considerare non rilevanti ai fini paesaggistici lunghi tratti dei corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale e si prefigge lo scopo di mostrare alla popolazione i luoghi che l’Amministrazione intende sottrarre alla tutela paesaggistica, anziché promuovere azioni di recupero e di valorizzazione.
La giunta regionale, in ottemperanza al decreto legs. 22 gennaio 2004, ovvero “ Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ha ritenuto necessario avviare , con delibera 1490 del 05/08/2011, una rilevazione, estesa a tutto il territorio regionale, dei corsi d’acqua o di parte di essi irrilevanti ai fini paesaggistici. Individuati una serie di criteri per determinare la rilevanza o non rilevanza paesaggistica dei corsi d’acqua, ha chiesto  ai Comuni di compilare le schede di rilevazione per definire gli elenchi dei corsi d’acqua irrilevanti.

Un centinaio sono i comuni del Friuli Venezia Giulia che, con tempi e modalità di interpretazione ed elaborazione dei criteri  diversificate,  hanno risposto alla richiesta della Regione.

Fra essi il Comune di San Vito al Tagliamento, il quale ha affidato l’attività di indagine all’AIS (Associazione Intercomunale Sanvitese) ed ha emanato in data 3 maggio 2012 una delibera di approvazione delle schede compilate sulle rogge Mussa, Versa, Roia e di Gleris, schede che individuano come irrilevanti lunghi tratti di questi corsi d’acqua, in corrispondenza delle aree insediative, manifestando così l’intenzione di sottrarli ai vincoli tuttora imposti dalla legge Galasso.
Legambiente-Circolo di Pordenone, venuta a conoscenza del provvedimento, ne ha immediatamente chiesto la revoca, ritenendo che non fosse condivisibile sia nella procedura sia nel merito delle decisioni assunte. Dopo un incontro preliminare con l’assessore con delega all’ambiente Legambiente ha inviato una serie di osservazioni, sia di carattere generale sia puntuali sui tratti individuati come irrilevanti.
Riportiamo di seguito le osservazioni  di carattere generale
  1. Il paesaggio è una risorsa irrinunciabile. Per l’Italia, in particolare, il paesaggio è uno dei patrimoni più preziosi: infatti  l’art. 10 della Costituzione riconosce tra i principi della Repubblica proprio la tutela del paesaggio e lo fa accostandolo al patrimonio storico e artistico.
  2. La Convenzione europea del paesaggio impone di ragionare in termini di obiettivi di qualità per i diversi paesaggi, di piani che guardino a tutto il territorio, non solo ad aree di pregio, e di identificare politiche  interventi e regole per  valorizzare, conservare, gestire i beni, ma anche riqualificare i paesaggi degradati. Il paesaggio va pertanto considerato nella sua globalità e non nella frammentarietà provocata da inevitabili e talvolta scriteriati interventi antropici.
  3. La deliberazione della Giunta regionale 1490/11 pone l’obbligo ai comuni di fornire nei termini prescritti la compilazione delle schede di rilevamento, non prevede necessariamente l’obbligo di individuare corsi d’acqua o parti di essi  irrilevanti. Inoltre i criteri posti in allegato alla delibera della giunta reg. volti alla determinazione della rilevanza paesaggistica appaiono maggiormente corposi e determinanti e possono sovente coesistere con aspetti che potrebbero essere considerati irrilevanti solo se estraniati dal contesto. L’irrilevanza ne deriva perciò per esclusione, non come aspetto prioritario.
  4. In ogni caso la richiesta della regione è finalizzata alla definizione dei corsi d’acqua irrilevanti ai fini paesaggistici e non alla immediata individuazione delle aree che di conseguenza non sarebbero più sottoposte a vincolo. Un’analisi avveduta delle mappe e le conclusioni delle schede integrative allegate alla delibera evidenzia invece che l’obiettivo dello studio tecnico effettuato era non tanto la determinazione della irrilevanza  ai fini paesaggistici dei corsi d’acqua, quanto l’individuazione di aree da sottrarre ai vincoli della legge Galasso. Appare più un lavoro di riga e squadra che il risultato di  un’approfondita indagine, in cui traspare il proposito di voler sottovalutare anziché valorizzare tutti gli aspetti positivi che a un occhio attento non possono sfuggire
  5. La rete di corsi d’acqua, rogge, fossati, è una caratteristica identitaria  del territorio sanvitese, che va conservata, salvaguardata e valorizzata e laddove vengano individuati pregressi interventi invasivi o distruttivi si dovrebbe provvedere con opere di ripristino e riqualificazione delle acque e del paesaggio, non certo di dismissione. Lungo le sponde, che si vorrebbero  sottrarre al vincolo attualmente in vigore, vi sono angoli di suggestiva bellezza paesaggistica e naturalistica, già apprezzate da pittori e scrittori, che Legambiente ha documentato con una serie di significative fotografie, oltre che  testimonianze storiche  pregevoli (per citarne una, il mulino di Prodolone).  Per questo si chiede all’Amministrazione Comunale di mantenere gli attuali vincoli paesaggistici e di adoperarsi positivamente per tutelare  il territorio sanvitese attraverso opere di conservazione e riconversione.

Le osservazioni espresse da Legambiente nell’incontro con l’Amministrazione Comunale non hanno trovato esito positivo. Accanto alla formale rassicurazione sull’impegno che il comune di San Vito spende e spenderà nella tutela dell’ambiente, una sintesi della risposta ricevuta è che la legge Galasso è inutile e inefficace, pertanto è meglio bypassarla, soprattutto per snellire l’iter burocratico nelle richieste di interventi edilizi , ovvero non ricorrere al parere oggi obbligato della commissione paesaggistica e muoversi con maggior scioltezza liberi da vincoli. Cosa che non  pare di evidente condivisione dal momento che i vincoli imposti non comportano gravi o pesanti limitazioni, se non i necessari controlli di compatibilità ambientali.

Proposte di svincolo indiscriminate come ci appare quella del Comune di San Vito al Tagliamento fanno sì che l’iniziativa proposta dalla Regione di pervenire allo stralcio di alcune aree vincolate paesaggisticamente possa  assumere il carattere di una indifferenziata liberalizzazione in tutto il territorio regionale, costruendo i presupposti per nuove aggressioni a corsi d’acqua che hanno avuto nel tempo non solo un carattere naturalistico, ma anche storico e relazionale per le comunità locali. I comuni, incapaci di gestire positivamente un elemento di valore, cercano di svestirsi dagli oneri burocratici che questo comporta eliminando il vincolo. Una possibilità che doveva servire a riconoscere la scarsa importanza di canali di bonifica o idraulici viene strumentalizzata per cancellare la protezione su strutture idriche organizzate dall’uomo fin dall’epoca medievale.

Secondo Legambiente quindi , in attesa di un piano paesaggistico regionale, che stenta a vedere la luce, la legge Galasso rimane l’unico seppur debole baluardo a tutela delle nostre rogge e di un paesaggio che rischia di essere sempre più violato e depauperato.
Legambiente propone di mantenere il vincolo  che interessa una fascia di 150 metri dalle sponde non per escludere qualsiasi attività nelle aree interessate, ma per dare la possibilità alla Regione di costruire una normativa specifica per le zone protette legata alla vestizione dei vincoli, attraverso l’indicazione di obiettivi, criteri e limiti, processo già in corso e che precederà le fasi di formazione del Piano Paesistico. I LUOGHI
L’escursione si svolge nel comune di San Vito al Tagliamento tra Rosa, Gleris e Savorgnano in un territorio profondamente modellato dal Tagliamento che nella sua lunga storia mutò molte volte il suo corso. Il suolo, costituito da ciottoli calcarei  , ha favorito la formazione di boschetti e di vaste praterie  utilizzate nei secoli come pascoli dalle comunità rivierasche. Tra le ghiaie s’ incuneano terreni argillosi più estesi verso ovest, che hanno permesso alla falda idrica di affiorare in superficie dando luogo a numerose risorgive che originano le rogge.
La passeggiata inizia dalla Roia la cui sorgente è ora intubata. Prima che la zona fosse ricoperta da capannoni industriali ( la Z.I.P.R. nasce alla fine degli anni 60 ) la Roia sorgeva, un po’ più a nord , dal “Gorgo Peloso” al limite dei Comunali, i pascoli di cui godevano le comunità di San Vito, Rosa, Casarsa, San Giovanni. Seguiremo il corso della Roia,percependo già le trasformazioni che si sono sviluppate in quest’area con la scomparsa dei piccoli appoderamenti lungo il corso d’ acqua . Arrivati alla frazione di Rosa, sorta per volontà degli abitanti di Rosa vecchia (allora sulla sinistra del Tagliamento) dopo che questa venne distrutta dall’ ultima rovinosa alluvione del Tagliamento nel 1851, prenderemo a sud una strada interpoderale tra campi aperti. Se da Rosa potessimo proseguire in direzione del Tagliamento (ma non è questa la meta della nostra escursione) potremmo arrivare al luogo in cui almeno fin dal XV sec. funzionava un passo a barca che collegava la riva sinistra del fiume presso Bugnins con quella destra verso San Vito. Il passo a barca traghettava secondo una tariffa uomini animali e merci e veniva effettuato per mezzo di chiatte triangolari a fondo piatto. Il servizio finì tra la fine dell’ 800 e l’ inizio del 900 quando fu reso impraticabile dalla scarsa profondità della corrente, causata a sua volta dalla frammentazione del fiume in una pluralità di rami. Appena entreremo nella nostra strada interpoderale potremo osservare alcuni reperti di una antica chiesa di Rosa recuperati di recente nel  letto del Tagliamento.I campi che ci circondano sono campi aperti che lasciano spaziare lo sguardo: a est oltre la fascia arbustiva che costeggia la roggia Ramon, corre l’argine del Tagliamento costruito nel 1879, a ovest la Roia si  snoda sinuosamente lambendo un boschetto ripariale, ultimo relitto della vegetazione che un tempo sorgeva lungo le sue rive. La roggia, che attraversava una vasta prateria aperta, garantiva l’ acqua per gli armenti al pascolo. Le greggi non appartenevano solo alle popolazioni locali, ma provenivano anche da molto lontano ( Feltre, Bassa Valsugana). La transumanza avveniva nel periodo autunno-inverno lungo percorsi tuttora visibili tra Cragnutto e Rosa e i pastori pagavano un pensionatico ai proprietari dei terreni sfruttati.
Poco prima di arrivare in località Cragnutto abbandoneremo la Roia che proseguirà il suo corso verso il Tagliamento. Cragnutto è un bel complesso architettonico (XVII-XVIII sec.) purtroppo in rovina o rimaneggiato, appartenuto ai conti Keplero. Oggi la campagna mostra i segni di una coltura vitivinicola attuata con mezzi moderni. La produzione di “vini eccellentissimi….veramente vini  eletti da portare alle feconde mense” (Cesarini XVI sec.) è una vocazione antica di questi terreni. Il vino costituiva, prima dell’ allevamento dei bachi da seta, una merce pregiata che poteva essere venduta nel vicino mercato di San Vito, presente fin dal 1341. La strada bianca diritta ci porterà al Cason segnato nelle carte geografiche del XVI sec. E’ sorprendente constatare che il Cason mantiene ancora sostanzialmente la stessa struttura che si può ammirare in una mappa catastale del XVIII sec. Esso era luogo di sosta per uomini merci e animali, che poteva ospitare anche per alcuni giorni quando il Tagliamento era troppo grosso ed il guado, a poca distanza, diventava impraticabile. Secondo alcuni storici il Cason si trovava lungo la strada che da Portogruaro risaliva verso il Norico.

Da Cason, per la strada asfaltata ci porteremo in Braida Bottari. La braida era in genere un’ unità agricola situata vicino alle case e circondata da una recinzione. Coltivata con colture cerealicole e vitigni era considerata un investimento sicuro per le rese offerte. Braida Bottari deriva il nome dal conte veneziano Bottari che aveva scelto questo luogo come residenza di campagna.
Proseguendo in direzione Gleris troveremo la sorgente (purtroppo intubata) dell’ omonima roggia che fa parte del bacino del Lemene. Poco più avanti la roggia si arricchisce con le  acque della roggia Mussolera e scorre vivacemente su un letto di abbondante vegetazione acquatica occupando il lato sinistro di una strada chiusa al traffico. Le sponde della roggia sono state private della vegetazione arborea e ora appaiono per un lungo tratto ricoperte solo da cotico erboso. Ai lati un vasto vigneto e colture tradizionali. Alla fine della strada seguiremo la roggia costeggiandola lungo la capezzagna di un campo per poter osservare la roggia in uno degli angoli più belli dietro la vecchia chiesa di Gleris. Lì la roggia è arricchita oltre che da un’altra piccola roggia anche da numerose risorgive nel suo stesso letto .Le sue acque limpide e il fondo ghiaioso fino agli anni 70 hanno consentito la pesca del gambero di fiume oggi purtroppo scomparso. Nel sec. XIX i gamberi pescati nelle rogge sanvitesi toccavano i 600 kg. Era così normale la loro pesca nella roggia di Gleris che un affresco del sec. XV nella vecchia parrocchiale lì accanto, riproduce un’ Ultima Cena con gamberi considerati nel periodo cibo quaresimale alla mensa dei nobili. Ancora interessante sulla parete esterna della vecchia parrocchiale, eseguito da Pomponio Amalteo un gigantesco S. Cristoforo protettore di coloro che devono attraversare i guadi e invocato contro le alluvioni. La roggia attraversa il centro di Gleris incuneandosi tra le case e dirigendosi poi nella campagna verso Bagnarola.E’ proprio all’ inizio di via Vissignano che potremo osservare la roggia in tutta la sua suggestiva bellezza, ricca di acqua e di vegetazione acquatica con ai lati un boschetto ripariale di alberi ad alto fusto. E’ un relitto di quel bosco che occupava tutta l’ area fin a Savorgnano e oltre e che pian piano è stato sostituito dalle colture sopravvivendo solo in alcune aree molto marginali.
Lasceremo la roggia di Gleris e proseguiremo verso Savorgnano lungo una strada campestre che attraversa campi i cui confini sono segnati ancora da alberature e siepi accanto ad altri in cui è già evidente il segno del riordino. Qui il terreno sabbioso-argilloso è intensamente sfruttato per la sua fertilità da colture cerealicole (mais). Dopo alcuni metri di strada asfaltata incontreremo la roggia Gazziola (e anche questa esce da una tubatura) dalle sponde quasi del tutto ripulite dalla vegetazione e ne seguiremo il corso lungo una strada interpoderale e la capezzagna fino allo sbocco nella Versa. Questa è la roggia che nasce a Casarsa e poi scende verso sud attraversando tutto il comune di San Vito. Esce quindi nel territorio di Bagnarola dove, dopo essersi arricchita con le acque portate dalle roggia  di Gleris, prende il nome di Lemene. Qui assume l’ aspetto del fiume di risorgiva tipico della bassa pianura: abbondanza d’ acqua, portata piuttosto costante, corso sinuoso a meandri. La vegetazione ripariale formata da salici, ontani e platani si è mantenuta lungo la sponda sinistra , ma è quasi scomparsa in quella destra. Costeggeremo la Versa per un tratto e poi tenendoci ai margini di un vigneto ritorneremo verso la Gazziola. Sul sagrato della parrocchiale di Savorgnano si concluderà la nostra escursione.
Con quelli che lo desiderano, in auto ci si recherà alla chiesetta di Santa Petronilla sec. XIV, icona per i sanvitesi del loro paesaggio agreste. Ritratta da pittori, ha affascinato più generazioni di sanvitesi che a Santa Petronilla si recavano più per godere dell’amenità del luogo che per ammirare gli affreschi cinquecenteschi,  pur notevoli e di scuola amalteiana, che decorano il suo interno. Purtroppo, però, la bellezza del luogo ha perso parte della sua intensità dopo che qualche decennio fa le  sponde del Sestian, la roggia presso la quale sorge la chiesa, sono state ripulite da alberi e siepi.

CONCLUSIONE
Lungo il percorso incontreremo luoghi suggestivi, testimoni di una bellezza naturalistica e paesaggistica di indubbio valore, alternati ad aree dove il degrado e l’incuria saranno purtroppo evidenti. L’immaginazione deve aiutarci a riassaporare la bellezza antica  per spronarci  ad impegnarci perché non sia per sempre perduta.  
ORGANIZZAZIONE
L’escursione prevede due tappe, la prima (4 ore circa) a Gleris, la successiva (3 ore circa) a Savorgnano. Ci sarà anche una terza tappa facoltativa a Santa Petronilla (da raggiungere in auto).
Sia a Gleris, sia a Savorgnano gli escursionisti che lo desiderano saranno riaccompagnati alla loro automobile.
Il ritrovo è previsto per le  9.15 : S.VITO al Tagliamento, zona industriale Ponterosso, via Pinzano presso il fitodepuratore. Ampio parcheggio.
Rientro ore 17.00 circa.
COME ARRIVARE
Per chi giunge dalla s.s.Pontebbana : una volta immessi nella s.reg. che porta a S.Vito, attraversare tutta la zona industriale e alla terza rotonda girare a sinistra (casetta azzurra nei pressi). Parcheggiare dopo 300 metri circa.
Ovviamente chi arriva da S.Vito alla prima rotonda della ZIPR gira a destra.
Per informazioni e prenotazioni: 3408645094

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