giovedì 26 aprile 2012

Miramare, i pastini di Contovello e le vedute di Trieste dall’alto


Scarpe & Cervello 2012
Icone, iconemi e fondali paesaggistici

Domenica 29 aprile

Ritrovo ore 9,30 nell’atrio della stazione ferroviaria di Trieste



Veduta di Contovello e Miramare dalla strada Napoleonica agli inizi del ‘900


Nel tempo la tradizione fotografica ha consolidato uno speciale modo di interpretare lo scenario del ripido versante del flysch che si appoggia al Carso calcareo e avremo modo di discutere dell’iconografia fotografica di Miramare e del suo parco. L’escursione partirà dal castello residenza di Massimiliano d’Asburgo e ci condurrà fino in cima all’altipiano, tra i pastini di Contovello, in un iconema, quello dei terrazzi, che caratterizzava tutta la scarpata fino al mare. 

Percorso
L’escursione inizia dal Castello di Miramare per salire il parco fino ad incontrare il paesaggio tradizionale dei terrazzamenti costruiti sul versante argilloso. Salendo verso il bordo dell’altipiano noteremo la transizione tra i paesaggi coltivati del Flysch e quelli carsici del calcare. Visiteremo Contovello e il suo speciale assetto insediativo per poi recuperare la Strada Napoleonica e giungere all’obelisco che sovrasta il panorama di Trieste.
Tempo di percorrenza: 7 ore
Grado di difficoltà: escursionistica su una storica mulattiera fino a Contovello, dopo di che si percorrerà una strada ottocentesca quasi pianeggiante. Dislivello in salita: 325m

Motivazioni per la scelta dell’itinerario                             
Il paesaggio della costiera un tempo era caratterizzato da ampie zone coltivate e terrazzate che costituivano il paesaggio dei pastini:  terrazzi attrezzati a vigna, olivo e ortaggi che garantivano il cibo alla città di Trieste. Si trattava di un territorio produttivo fortemente strutturato da comunità che vivevano di pesca, agricoltura e pastorizia utilizzando tre diversi territori e ambienti. Le possibilità introdotte dal nuovo regime della mobilità hanno spezzato il legame che univa queste aree agricole alla città portando al collasso di un’economia di prossimità. Gran parte del versante è diventato selvatico, ma alcuni brani di quell’antico paesaggio continuano a sopravvivere.
L’escursione parte e arriva in due punti molto importanti per la storia del paesaggio della Venezia Giulia. La veduta del castello di Miramare tra ‘800 e ‘900 diventerà un’icona fotografica consolidata anche nei punti di ripresa. La diffusione delle immagini nella società contribuirà a consolidare la visione della costiera e della residenza principesca come un tutt’uno facendo scomparire la memoria dei pastini che occupavano in precedenza il territorio del parco. La così detta Strada Napoleonica ruppe un ideale isolamento della città nei confronti dell’entroterra, ma oggi è senza dubbio uno degli itinerari escursionistici più particolari e frequentati della regione per lo straordinario panorama che si percepisce da questo tracciato che arriva nei pressi dell’obelisco. Anche questo è un luogo che negli ultimi duecento anni ha assunto il significato di un belvedere sulle continue trasformazioni della città. Una infinita serie di foto scattate da questo punto di vista sarebbero in grado di documentare con straordinaria efficacia l’evoluzione della dispersione urbana di Trieste.

Descrizione del percorso           
Questa volta il nostro percorso è circolare e prevede la partenza dalla stazione di Trieste. Qui prenderemo l’autobus che ci condurrà a Miramare. L’iconografia del castello di Miramare è vastissima ed ha consolidato alcuni punti di ripresa. Le immagini ottocentesche che mostrano l’edificio dal mare sono minoritarie rispetto a quelle riprese dal porticciolo, o dalla strada che collega la residenza a Barcola. La cartografia ottocentesca ci permetterà di immaginare l’ambiente litoraneo precedentemente alle grandi trasformazioni che coinvolsero questo luogo con le opere volute dagli Asburgo e il passaggio della moderna ferrovia, e successivamente, dalla strada costiera. Il paesaggio era originariamente caratterizzato soprattutto da coltivazioni intensive, per lo più terrazzate e costruiva un ambiente unico dopo le secche rive della scarpata di Duino e di Aurisina.  Qui le morfologie finiscono per addolcirsi e i campi coltivati per piccoli appezzamenti, che scendevano dai borghi di Contovello, raggiungevano quasi il mare. Si trattava di un ambiente produttivo, intensamente frequentato da agricoltori e pescatori e il suo speciale carattere fu assunto da Massimiliano d’Asburgo nell’idea di costruire una residenza extraurbana dotata di un parco mediterraneo e particolare nella sua composizione.
Le opere che iniziarono nel 1856 distrussero un paesaggio costruito e modellato per secoli dalle comunità locali separando questo settore della costa dai villaggi del bordo dell’altipiano. Il mare non veniva più ad avere un significato legato al sostentamento delle popolazioni rivierasche, ma veniva colto per il nuovo e romantico carattere paesaggistico che la società della prima industrializzazione attribuiva a questi spazi. Il palazzo-castello era un’anti-città che proponeva un sistema di vita diverso da quello delle grandi residenze asburgiche di corte. Una dimora intima e giocata, una volta tanto, sulle articolate asimmetrie che il naturalismo stava introducendo come elemento di valore. I riferimenti alle rocche mediterranee, veri e propri osservatori, non credo fosse casuale. La residenza spaziava sui paesaggi aperti del litorale e alle spalle su un complesso sistema di verde attrezzato per lo svago del proprietario e di un  irregolare, ma domato, versante ripido e roccioso. Il parco giustamente all’inglese, era stato disegnato sulle morfologie dolci che avevano per secoli ospitato le vigne e divenne subito uno dei più straordinari ambienti artificiali dell’alto Adriatico tanto da contribuire in modo determinante nel creare un richiamo turistico a volte più forte di quello della vicina città.
Percorreremo parte del parco cogliendo il punto di confine tra il paesaggio costruito dai professionisti mobilitati dagli Asburgo e quello del paesaggio antico e percorreremo il principale sentiero che permetteva alle comunità dell’altipiano di raggiungere il mare e quindi di accedere a quelle risorse.
L’itinerario che ci porterà a Contovello si muove all’interno di quello che resta di un ampio paesaggio scosceso intensamente coltivato. I pastini della costiera, così si chiamano i terrazzamenti, sono una immagine costante e ripetuta dei versanti marnosi e argillosi, ma la crisi di questo tipo di difficile agricoltura ha provocato la crisi di quest’ambiente, diffusi abbandoni e il progressivo sviluppo della vegetazione spontanea. Saliremo lentamente tra i pastini osservando le vedute sull’Istria slovena e sul golfo per giungere a Contovello, un villaggio che nella sua forma planimetrica assomiglia di più agli insediamenti del litorale che ai villaggi irregolari e a mucchio, quasi pluricellulari, del Carso. Posto sul vertice di un dosso è organizzato attorno a una strada quasi rettilinea che sbocca sul piazzale della chiesa da dove si domina tutto il territorio della città di Trieste. Da Contovello ci muoveremo per Prosecco per entrare all’interno del Carso in un settore in cui l’ambiente sta soffrendo due diversi processi di rapida trasformazione. Da un lato le nuove e moderne infrastrutture locali e la costruzione di aree produttive e di servizi stanno costruendo l’immagine di un insediamento disperso, dall’altra l’abbandono dell’agricoltura sta costruendo un ambiente selvatico. Lungo piccole stradine raggiungeremo anche il belvedere del santuario di Monte Grisa (il “formaggino” per la speciale forma pensata dall’architetto Antonio Guacci in stile brutalista). L’edificio era nato dall’intenzione di costruire una sorta di Landmark religioso e non si può dire che il successo non sia stato ottenuto. L’oggetto architettonico ha un valore paesaggistico per tutto l’ambiente del golfo di Trieste.
Visitato l’edificio raggiungeremo la strada detta Napoleonica o Vicentina che è diventata ormai uno dei percorsi escursionistici più belli e panoramici della zona, un itinerario frequentatissimo, a differenza dei trascurati sentieri tra i pastini. Percorrendola raggiungeremo l’ottocentesco obelisco (1830) che segnava, lungo la strada che da Opicina portava alla grande città portuale, un punto speciale di veduta, un belvedere che divenne famoso per le rappresentazioni pittoriche della città, ma anche per le moderne rappresentazioni fotografiche. Per più di un secolo la città è stata riprodotta in centinaia e centinaia di fotografie riprese da questo punto di vista, al punto di creare una interessante serie di riproduzioni, mai raccolta, che potrebbe dar conto di tutte le fasi della dispersione urbana
Nei pressi dell’obelisco prenderemo il vecchio tram a cremagliera che ancora una volta ci farà apprezzare la pendenza della ripida scarpata portandoci velocemente in città. Da piazzale Oberdan tutti potranno riprendere il loro mezzo e rientrare.
   

Bibliografia utile
Rossella Fabiani, Museo Storico del Castello di Miramare, Milano, Electa, 2006
  

Per partecipare
La passeggiata si svilupperà su un versante poco ripido ed esposto al sole e al vento. Sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trek e un abbigliamento “a cipolla”.
Il ritrovo è previsto di fronte nell’androne della stazione ferroviaria di Trieste. Nei pressi ci sono molti parcheggi a disposizione. Tutti i partecipanti dovranno procurarsi un biglietto per l’autobus per Miramare e uno per il tram di Opicina. Chi dovesse arrivare in ritardo ci può aspettare di fronte alle scuderie di Miramare. Se riusciremo a rispettare i tempi dovremmo riuscire a pranzare nei pressi di una osteria che potrà integrare l’obbligatorio pranzo al sacco e le riserve di acqua.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà.  Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.
Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.
Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, bccmrn@unife.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it e www.scarpecervello.blogspot.it

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