Durante l’escursione del 29 aprile avremo modo di
raggiungere due luoghi importanti, a partire dalla metà dell’800, per l’iconografia
triestina: il castello di Miramare e il belvedere dell’obelisco. Il castello,
forte di un immediato successo dell’immagine che diffondeva la visione della
residenza degli Asburgo, veniva presentato con riprese stereotipate da terra:
la prospettiva del palazzo che si staglia sul mare visto dal porticciolo, con qualche
timido tentativo di fotografare l’edificio dal molo. Oppure dalla riva
settentrionale, lungo la strada che proveniva dalle scuderie, dividendo in tre
la foto, a sinistra il mare, al centro la residenza e a destra l’ombreggiato
parco. Le foto-cartolina dal mare sono così rare da rendere evidente l’intenzione
di usare l’edificio come “cerniera” ricca di significati tra il versante-parco
e il mare.
Un discorso diverso lo merita il luogo dell’obelisco, lungo
la strada ottocentesca che collegava Opicina a Trieste, costruito come un grandioso
belvedere sulla città. In questo caso una serie meno folta di fotografie
commerciali documenta l’esperienza della percezione visiva che dall’alto lascia
alla città costruita il compito di far dialogare le rive dell’altipiano con il
mare. La ripresa è unica ed efficace al punto che pochissime altri panorami
dall’alto entrarono nell’iconografia urbana triestina con tanta forza.
Il ruolo di queste riprese nella costruzione di un mito
turistico e identitario di Trieste è una ricerca tutta da fare, certo è che
anche solo svolgendo una piccola indagine in rete sulle cartoline triestine emergono
moltissime immagini (alcune le pubblico qui sotto) che testimoniano l’uso
ripetuto degli stessi punti di ripresa.
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