domenica 11 marzo 2012

Inaugurata la mostra dedicata alle ricerche di archeologia del paesaggio nel villaggio abbandonato di Longiarezze

Il 25 febbraio del 2012 a Dardago è stata inaugurata la mostra che si intitola Archeologia del Paesaggio: L'insediamento medievale di Longiarezze a Budoia.
L'evento ha previsto l'intervento di Roberto De Marchi, sindaco di Budoia e di Ezio Cesaratto, presidente dell'Ecomuseo Lis Aganis. La presentazione della mostra è stata affidata al prof. Guido Masé componente del Comitato Scientifico per gli Ecomusei della Regione Friuli Venezia Giulia.
La mostra chiude una ricerca sul campo durata due anni.
21 pannelli in formato A1 testimoniano i risultati di un'indagine estensiva.
Non sempre è comodo visitare il sito e la mostra e proprio per questo motivo pubblichiamo sul blog le immagini dei pannelli in formato jpg senza ulteriori commenti. Chiunque può scaricarli, studiarli, usarli... purché citi la fonte.
Questa iniziativa anticipa la pubblicazione di uno dei quaderni di Scarpe & Cervello dedicato proprio all'argomento. Se troveremo le risorse finanziarie per realizzarlo cercheremo di impostarlo in modo da delineare nuove direttrici di ricerca integrando le fonti storiche con le indagini sul campo.

Dal programma dell'inaugurazione:

Nel basso medioevo l'aumento della popolazione produsse come conseguenza uno sviluppo di nuovi centri urbani e di insediamenti agricoli. Non tutti i nuovi borghi ebbero però la fortuna di resistere nel tempo e alcuni di questi divennero insediamenti temporanei. Nella giurisdizione dei signori di Polcenigo la colonizzazione delle aree più fertili del versante fu risolta con la costruzione di un sistema di proprietà agricole (masi) sparsi tra La Mont e Longiarezze. Il primo insediamento riuscì a sopravvivere e a trasformarsi in parte in quello che conosciamo come Mezzomonte, mentre il secondo fu abbandonato già nel XVI secolo per trasformarsi in un complesso di stalle al servizio della popolazione insediata a Dardago e a Budoia. Oggi quei fertili ripiani sono invasi dalla vegetazione, ma una ricerca sul campo ha permesso di cogliere il significato e i segni archeologici di questo progressivo abbandono degli spazi attrezzati dall'uomo per la coltivazione.

La mostra, organizzata in una ventina di pannelli, ricostruisce le fasi della colonizzazione e quelle della trasformazione della borgata, fino ad affrontare il problema dell'impronta umana impressa persino nelle fasi della trasformazione dell'ambiente selvatico.










































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