mercoledì 21 maggio 2014

Scarpe & Cervello 2014 | La “fortezza” FVG

Domenica 25 maggio

La soglia goriziana: a piedi fino a Cormons

Ritrovo ore 9,30 in via Furlani vicino al giardino pubblico a Gorizia

Le opere del recinto della polveriera di Lucinico invase dalla vegetazione
Per gli austriaci Gorizia prima del 1915 era comunque un città di confine da presidiare con opere militari e truppe rispetto al giovane Regno d’Italia. Della diffusa rete di strutture militari (18) molte sono scomparse da tempo nonostante la città dopo il 1945 si sia trovata nuovamente a vivere il significato di un confine considerato pericoloso. Alcuni edifici dimostrano però una certa continuità. Per esempio la caserma Francesco Giuseppe dell’artiglieria, oggi Pozzuolo in via Trieste; la Caserma Arciduca Ranieri del 27° Laibach di fanteria, poi caserma del Fante in via Duca d’Aosta e la Caserma dei Dragoni a cavallo, oggi chiamata Caserma Montesanto sempre in via Trieste.
Nei piani di difesa nazionale del primo dopoguerra la soglia goriziana veniva letta come un pericoloso ambiente facilmente attraversabile dalle colonne corrazzate. Per questo lungo le principali strade sorsero un numero rilevante di bunker dei battaglioni d’arresto supportati da un numero consistente di caserme poste ai piedi delle colline arenacee. Con questa escursione percorreremo un tratto di questa linea porosa disegnata per controllare la statale, ma anche le piccole strade con conducevano ai valichi iugoslavi.

Percorso
Tempo di percorrenza: 7 ore
Grado di difficoltà: nessuno

Motivazioni per la scelta dell’itinerario
Da più di un anno continue voci registrate dalla stampa stanno abituando l’opinione pubblica al fatto che, dopo le chiusure delle caserme di Lucinico, San Lorenzo, Cormons, Brazzano, ecc., tra poco anche la Pozzuolo se ne andrà da Gorizia. Dal gennaio del 2013 la voce si rincorre sui giornali e non è da escludere che la vecchia Caserma Francesco Giuseppe prima o poi rimanga vuota.
Dopo aver perso le funzioni di valico e frontiera, Gorizia potrebbe perdere anche quella del secolare presidio e a quel punto in città si verrebbe ad aggiungere un nuovo luogo di abbandono, in un'area già in profonda crisi a causa della perdita della zona franca e di parte consistente del tessuto economico fino a 30 anni fa fondato sul tessile e metalmeccanico. L’escursione ci permetterà di cogliere questo elemento di crisi e di visitare alcuni degli esempi recenti dell’abbandono ricostruendo casi di recupero delle strutture (la polveriera di Lucinico e la caserma di Cormons) e altri di crisi (la caserma di Lucinico, quella di San Lorenzo, le postazioni d’arresto). Vedremo così alcuni tentativi di recupero e rigenerazione e parallelamente discuteremo di ipotesi fantasiose e antistoriche che hanno lasciato il tempo che trovano e che stanno trasformando in veri e propri boschi le caserme abbandonate. Una vegetazione rigogliosa e aggressiva indirizza i suoi sforzi verso un progetto non espresso che vede i segni dell’antropizzazione come un residuo. 
Con questa escursione avremo modo di cogliere queste contraddizioni discutendone tra noi come al solito camminando.

Descrizione dell’itinerario
Inizieremo la nostra escursione ritrovandoci di fronte alla caserma Montesanto, la sede della brigata Pozzuolo del Friuli tanto chiacchierata nell’ultimo anno. La strategia con la quale l’esercito austriaco aveva collocato la struttura era ben evidente. L’impianto militare era adiacente alla linea ferroviaria e si appoggiava all’importante arteria stradale che conduceva a Trieste. Oggi per rimettere in piena efficienza la struttura ci vorrebbe un investimento di circa 5 milioni di euro, oppure un ordine per dislocare la Pozzuolo presso qualche altra caserma ancora attiva. Sul comune di Gorizia pioverà a breve il problema di riutilizzare e rigenerare anche gli spazi della caserma Guella (sede del comando di
brigata) e della Del Fante (abbandonata già alcuni anni fa), questa terza partita potrebbe diventare un elemento di ulteriore crisi. Del resto il comune di Gorizia non brilla in quanto a capacità di recupero delle ex strutture militari: “le casermette” sul confine di Salcano da decenni versano in uno stato di profondo degrado e non si è fatto nulla per recuperarle se non demolirne qualcuna per realizzare una delle zone artigianali peggio riuscite della Venezia Giulia.
Se la caserma Montesanto sarà abbandonata dalla Pozzuolo la soglia goriziana rimarrà completamente priva di presidi militari rendendo evidente il nuovo ruolo che il confine è andato ad assumere. La Pozzuolo interviene negli scenari internazionali e non ha più un legame diretto con il territorio nel quale si trova. Prima che entrasse a Gorizia nel 1996 la Montesanto ospitava la disciolta brigata meccanizzata “Gorizia” che doveva intervenire prontamente nel caso l’Armata Rossa fosse riuscita a transitare lungo la Jugoslavia. Negli ultimi anni, invece, la Pozzuolo è intervenuta in Albania, Kosovo, Bosnia, Iraq e Libano.
Teatri di guerra che prevedono un rapporto non diretto tra truppe di stanza e luoghi.
Da via Trieste riprenderemo le auto per raggiungere il punto di inizio della camminata, sull’altro lato dell’Isonzo, nei pressi del palazzetto dello sport “PalaBigot” (chi fosse in ritardo ci può raggiungere al parcheggio).
Qui parcheggeremo nei pressi di una casermetta sita in via Sottomonte che faceva da punto di riferimento per una serie di importanti bunker costruiti lungo il versante del Monte Calvario. Ne visiteremo alcuni per renderci conto del loro carattere puntuale. In caso di battaglia ogni piccola posizione era indipendente e attrezzata per mitragliare o bombardare la strada sottostante. Tutto il colle, teatro di furiose battaglie durante la prima guerra mondiale, fu reintegrato da questo poroso e puntuale sistema di difesa alimentato da una vicina polveriera. Visiteremo alcuni bunker e l’originario deposito oggi divenuto proprietà del Comune. L’area era diventata una boscaglia impenetrabile anche se per 
fortuna al momento si sono insediate alcune associazioni sportive che la stanno recuperando.


La casermetta abbandonata di via Sottomonte a Lucinico
Postazione per mitraglia pesante sul colle della Cucula a Lucinico

Da qui cominceranno ad aprirsi ai nostri occhi gli ambienti collinari del Collio goriziano in profondo contrasto con i territori delle grandi alluvioni dell’Isonzo. Non mancheremo di cogliere questo contrasto nel nostro deambulare che ci porterà più volte a passare da una all’altra unità di paesaggio attraversando e percependo anche quel largo corridoio insediato che lentamente si è andato formano ai piedi dei colli. Un tessuto abitativo costruito e dilatato lungo la strada, fino ad allungare e saldare Lucinico, Mossa e Capriva. 
Raggiungeremo, attraversando il paese, la caserma di Lucinico, la ex Pecorari, indicata di volta in volta come uno spazio abbandonato da rigenerare come sede di un CPT, ma anche del nuovo carcere di Gorizia, o foresteria o centro sportivo. La sua storia è particolare. Troppo piccola per le funzioni richieste lo Stato aveva previsto il suo raddoppio acquistando un terreno agricolo limitrofo. Lo spazio agricolo fu cinto da una recinzione in cemento ma non fu mai costruito. Entrata in abbandono si parlò del suo recupero diversi anni fa nel momento in cui si stava discutendo la realizzazione del CPT poi insediatosi a Gradisca. Amministrazione e popolazione si opposero proponendone il recupero come
sede di una foresteria e di un centro sportivo, ma come vedremo da allora non si è fatto nulla. Nel frattempo alcune delle aree agricole limitrofe sono state urbanizzate per costruire residenze a basso costo altre ospitano residenze unifamiliari.

La caserma “Pecorari” di Lucinico
Da qui inizieremo a percorrere un sistema di strade rurali che dal Medioevo innervano i territori posti a valle di Mossa. Terreni ghiaiosi, costruiti con gli antichi depositi dell’Isonzo, e un tempo tenuti a prato arido. Il paesaggio del vino, una delle produzioni agricole più intensive, grazie alla sempre maggiore industrializzazione delle fasi di raccolta e produzione sta colonizzando i terreni arativi che avevano sostituito le praterie aride. 
Discuteremo di queste progressive trasformazioni del gusto e dei prodotti perché ancora oggi il cibo incide direttamente nell’assetto del paesaggio dei distretti agroalimentari. La fortuna o la crisi di un prodotto alimentare attiva o mette in crisi il paesaggio corrispondente.
Attraversando la campagna incroceremo la zona industriale di Mossa e, vista alle colline, raggiungeremo San Lorenzo Isontino e la sua caserma abbandonata.
La ex Colinelli di San Lorenzo misura ventiquattromila metri quadrati e nel suo carattere 
abbandonato assume quasi un valore simbolico. Il recinto sembra scoppiare di vegetazione spontanea decisa ad esplodere all’esterno. Gli edifici anno dopo anno perdono importanza e sembrano scomparire. In un territorio agricolo dove la pressione dell’agricoltura sembra determinante nel contenere la naturalità quest’ultima si esprime in piena libertà proprio all’interno di uno degli spazi un tempo abitato da centinaia di soldati approdati sul boro dell’Italia da ogni parte dello stivale. Qui dove centinaia di giovani vivevano stipati, gomito a gomito, oggi regnano i processi ecologici spontanei che trasformano la rovina in un bosco.

L’interno della Colinelli a San Lorenzo Isontino
In realtà il comune ha altre intenzioni su questo spazio, intenzioni che sembrano essere contrastanti con quelle dei processi ecologici spontanei. Qui l’amministrazione proporrebbe il recupero attraverso un piano urbanistico che garantisca un mix funzionale tra residenza, commercio e direzionale. Resta il fatto che il paese non sembra essere in grado di attrarre sufficiente interesse per far decollare un tale progetto di rigenerazione che passa attraverso la sostituzione di un tessuto insediato con un altro.
L’ultima esperienza di recupero che visiteremo testimonia in modo molto concreto la difficoltà di operare un recupero edilizio in un momento di profonda crisi economica e dell’edilizia. Dieci anni fa queste aree potevano evitare un’importante quota di consumo di suolo agricolo, oggi invece sono un grande problema per le amministrazioni che le possiedono perché sono difficili da vendere.

La facciata della caserma Amadio a Cormons
A Cormons, dove finirà la nostra escursione, il Comune ha incontrato enormi difficoltà nel tentativo di incoraggiare i privati ad intervenire recuperando l’area della vasta caserma Amadio. Alla fine il Comune è stato costretto a definire uno strumento urbanistico attuativo in proprio, negoziando la parziale demolizione degli immobili a favore di una cessione di area. Anche in un comune dinamico come Cormons i privati non se la sentono di intervenire immobiliarmente e il recupero degli edifici rischia di ricadere sulla capacità di spesa delle amministrazioni locali.

Per partecipare
La passeggiata si svilupperà lungo stradine campestri e strade asfaltate. Sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trek e un abbigliamento “a cipolla”. Lasceremo alcune auto a Cormons e provvederemo poi a riaccompagnare gli autisti a Gorizia.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà. Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.
Per informazioni
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it e scarpecervello.blogspot.it

Tessera, assicurazione, quota di partecipazione: per partecipare all'iniziativa non è obbligatorio essere iscritti a Legambiente seppure, per i nostri interessi generali, questa adesione sia caldeggiata.
Coloro che infatti sono soci di Legambiente sono coperti da assicurazione sia nel caso procurino un danno a terzi, sia in caso di infortunio. Non sono assicurati i “non Soci” che partecipano alle iniziative e che dovessero infortunarsi, lo sono solo se la responsabilità del loro danno è riconducibile al Circolo o ad un Socio del Circolo stesso.
Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più
gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.
Il pranzo di norma sarà frugale e al sacco. Dove precisato ci sarà la possibilità di accedere a forme di ospitalità locale di qualità fruendo di locali e ristori dotati di un particolare valore aggiunto. Ogni partecipante penserà a sé, ma se qualcuno porta vino e dolci anche per gli altri sarà particolarmente apprezzato.

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