L'iniziativa prevede la
visita di un importante e dimenticato patrimonio storico e archeologico,
indicando anche un diverso modo di porsi rispetto all'emergenza monumentale.
L'iniziativa
vuole dimostrare, infatti, che più che una serie di luoghi archeologici
distribuiti lungo la pedemontana, si è in presenza di una vera e propria rete
di beni storici e culturali.
Le antiche viabilità,
l'organizzazione dei tessuti dei centri abitati, le forme e la distribuzione
dei coltivi rimandano a un'antica pianificazione medievale ancora ben evidente.
Oggi questa maglia sembra ignorata dalle nuove
direttrici di sviluppo e di collegamento anche se questi luoghi non sono
affatto lontani e isolati. Anzi, riscoprendoli, lungo un ideale percorso
turistico che li connetta tutti, vogliamo restituire a questi luoghi un peso
antico. Sono questi i baricentri dell'identità territoriale della pedemontana e
il loro recupero diventa fondamentale per riscoprire questo territorio.
Con questa particolare
"azione" di Scarpe & Cervello intendiamo riproporre
all'attenzione pubblica un problema evidente: la gestione e la valorizzazione
del patrimonio di oggetti ereditati dai nostri avi. Non siamo particolarmente
preoccupati dalla stabilità ecologica di questo settore del Friuli quanto da un
lento processo di disaffezione o scarsa riconoscibilità dei luoghi. Temiamo che
la comunità locale corra maggiori rischi di omologazione se continueranno a
venire meno i legami con la tradizione formale dei luoghi: i suoi paesaggi.
L'iniziativa di
quest'autunno è tesa proprio a rendere evidente lo stato di degrado dei
paesaggi tradizionali e delle loro emergenze castellane. Non a caso tutti gli
insediamenti sono abbandonati e solo una minima parte degli stessi è stata
scavata e restaurata.
Durante le camminate avremo
modo di impostare ricerche e ragionamenti sull'antico stato dei luoghi, ma
anche sulle possibilità che si presentano alle comunità locali per dare nuovi
significati a castelli abbandonati e rocche distrutte.
Il programma
Domenica 28 settembre: Caneva-Polcenigo
Partenza dal castello di Caneva, ore 8,30 (il parcheggio è
al piede del colle del castello)
Il castello di Caneva
Il castello di Caneva tra il 1995 e il 1998 fu scavato dagli
archeologi nel settore del mastio e permise di verificare il dato storico che
voleva che il castello fosse stato fondato dal Patriarca di Aquileia all'inizio
del XII sec..
Nel settore centrale del castello di abitanza, cioè retto da
una consorteria di "abitatores", furono trovati i resti di una
necropoli altomedievale composta da uan ventina di sepolture. Si trattava di un
villaggio probabilmente non fortificato, ma posto in un luogo facilmente
difendibile.
La costruzione del castello va invece messa in relazione
alla fondazione del porto fluviale di Sacile. Caneva, castello del patriarca,
come la città del Livenza, difendeva la strada commerciale che saliva al
Cansiglio per poi dirigersi verso i territori tedeschi.
Il castello cingeva un settore fittamente insediato, con
case, botteghe, strade, ecc. Insomma un ambiente quasi urbano e cittadino
ancora percepibile nel sistema dei terrazzamenti,
Visiteremo il mastio incamiciato del XII sec. e la
"caneva" patriarcale del XIII sec. per poi visitare il fossato e i
sistemi di difesa del castello.
Foto del mastio (1999)
Pianta del castello (1999)
Il sito del comune
note storiche
Si trattava probabilmente di un abitato protostorico difeso
posto su uno sprone che fino a pochi anni fa sormontava l'abitato di Sarone.
Noi non riusciremo a visitarlo perché da non molto tempo è stato demolito,
senza che nessuno si sognasse di scavarlo, dall'ampliamento di una cava.
Ci limiteremo in questo caso ad osservare il luogo dal
contrapposto Col del Fer.
La cortina di Sarone
Scendendo dal colle del castello di Caneva raggiungeremo
Sarone, un villaggio che al centro dell'insediamento ospitava una
fortificazione rurale, una cortina. Questa probabilmente cingeva la chiesa del
borgo e poco alla volta fu demolita perché ormai inutile. Lolo la forma del
suolo mantiene quei rilievi che ci permetteranno di comprendere la scelta del
sito per costruire la fortificazione.
Un sito di immagini sul piccolo borgo
Non abbiamo notizie di una fortificazione sorta su questo
colle, ma solo di un documento che vietava la costruzione di castelli su questo
strategico rilievo. Infatti in famoso patriarca Bertrando il 10 aprile del 1350
affittava ai del Ben di Sacile, una famiglia particolarmente potente, il colle
di San Martino e quello del Longone con l'obbligo di non incastellare i due
rilievi.
La torre del Livenza
Ai piedi del Longone, lungo il Livenza, la ricerca sui
microtoponimi ci ha permesso di identificare il luogo un tempo chiamato
"La torre". Il toponimo ricorda senza dubbio la costruzione di un
manufatto che doveva difendere la riva del corso d'acqua e che era posto su un
mendro ora scomparso. Seppure ora il luogo della torre sia in territorio di
Polcenigo un tempo apparteneva alla giurisdizione di Caneva.
Il Col Longone
Come per San Martino anche il Col Longone per un certo
periodo fu oggetto del divieto di costruirvi un fortilizio. In compenso su queste
terre feudali in epoca moderna sorse una bella e prestigiosa villa.
Attraverseremo il colle con l'intento di visitare alcuni piccoli rilievi che
potrebbero essere delle tombe a tumolo.
Oggi il colle è conosciuto per l'omonima azienda agricola
La cortina di Coltura
Scenderemo dal colle nei pressi del sito dell'insediamento
protostorico del Palù del Livenza per poi dirigerci verso Coltura.
L'indagine toponomastica ci conferma la presenza di un
secondo fortilizio rurale anche nei pressi dell'abitato di Coltura. Anche
questa struttura non presenta grandi permanenze del manufatto militare se non
il ricordo di alcune morfologie del suolo che circonda il recinto della chiesa.
Su Coltura
Il castello di
Polcenigo
Un documento del 963 testimonia che il castello era di
proprietà regale e che Ottone I lo
concedeva al suo vassallo Vescovo di Belluno impegnato a costruirsi uno sbocco
al mare acquisendo i diritti sui territori dell'ex municipio romano di Oderzo.
Il Vescovo di Belluno a sua volta concesse il castello a una
famiglia di militari che divennero il signori del luogo. Il castello era posto
su un colle che controllava la strada pedemontana e quella che collegava
Belluno con Oderzo. Il settore sommitale era molto ampio e ospitava un borgo,
la chiesa di San Pietro e le residenze dei signori. In seguito (1200) fu
costruito il borgo posto al piede del colle e difeso da mura attraversabili
solo attraverso due porte cittadine.
Visiteremo la struttura urbanistica della più antica
lottizzazione friulana (1200) e saliremo poi al castello che, abbandonato,
domina il centro storico. Qui visiteremo i segni delle difese più antiche (X
sec.) e quello che resta del grande palazzo che Minuccio di Polcenigo volle
edificare nel 1738 recuperando i materiali del castello e dei palazzi
distrutti.
Domenica 5 ottobre: Budoia
- Aviano
Partenza dalla piazza della chiesa di Dardago, ore 8,30.
Anche qui la memoria toponomastica registra una cortina per
la difesa degli abitanti del villaggio
Aviano
Castello del Patriarca di Aquileia, affiancato anche in
questo caso da una struttura urbana ordinata. Controllava il confine dei
territori friulani con quelli dei trevisani e bellunesi.
Marsure
Insediamento rurale che sembra fosse dotato di ben tre
cortine: le cinte murate costruite dai contadini per difendersi dagli attacchi
nemici.
Terza tappa
Domenica 12 ottobre:
Aviano-Montereale
Partenza dalla piazza della cortina di Giais, ore 8,30.
Cortina di Giais
A Giais visiteremo i segni dell'omonima cortina popolare.
Malnisio
Alcuni studiosi riconoscono attorno alla chiesa di San
Giovanni Battista i resti di una cortina medievale. Noi invece la rileviamo nei
pressi del borgo occidentale del paese.
Grizzo
Anche in questo villaggio è testimoniato un toponimo che
ricorda la localizzazione di una distrutta cortina difensiva.
Montereale
Di questo castello abbiamo informazioni a partire dal 1213,
quando il Patriarca di Aquileia infeudò, per la prima volta a quelli che
saranno i signori di Montereale, questo colle posto sulla stretta della Val
Cellina. E’ straordinaria la vista sulla pianura e sul Canale del Cellina.
Quarta tappa
Domenica 26 ottobre:
Maniago-Cavasso
Partenza dal castello di Maniago, ore 8,30.
Maniago
E' uno dei castelli più antichi del Friuli, ricordato nel
981 nell'occasione che vedeva il Patriarca di Aquileia ricevere alcuni beni
feudali dall'imperatore Ottone II.
Mieli
Si tratta di una piccola fortificazione rurale ora immersa
nei colli boscosi di Fanna e scoperta l'anno scorso in occasione della passata
edizione di Scarpe & Cervello.
Mizza
Castello posto in una posizione di grande visibilità e allo
stesso tempo imprendibile. Abbiamo notizie del manufatto a partire dal XII
secolo, quanto lo si rintraccia infeudato alla famiglia di Polcenigo.
Cavasso Nuovo
Nei pressi del “Palazat” costruito nel ‘600 dai signori del
luogo doveva esistere lo scomparso castello di Colbirlon che cercheremo di
rintracciare.
Quinta tappa
Domenica 16 novembre:
Sequals - Meduno
Partenza dalla piazza di Sequals, ore 8,30.
Sequals
Nel 1187 veniva citato il "Castellari" di Sequals
che qualcuno vuole riconoscere nei pressi della chiesa del paese.
Solimbergo
Questo castello è stato recentemente sottoposto a scavi e a
consolidamenti che lo hanno sottratto all'oblio.
Tistilliri di Sequals
Presunta sede di un insediamento fortificato.
Il Sach di Paludana
Visita ai luoghi interessati a un antico insediamento
fortificato protostorico
Meduno
Castello eretto dal Vescovo di Concordia nel 1136 e
infeudato all'omonima famiglia; era posto a difesa della strada pedemontana in
occasione dell'incrocio con la strada della Val Meduna.
Sesta tappa
Partenza dal parcheggio di Palazzo Toppo, ore 8,30.
Domenica 23 novembre:
Toppo-Oltrerugo
Toppo
Il maniero, uno dei più belli della pedemontana, è citato
per la prima volta sul finire del XII secolo con l'omonima famiglia di Toppo.
Travesio
A Travesio esisteva un castello (il "ciastellàt")
distrutto già in Epoca medievale e mai più ricostruito. Nel paese anche un
altro sito sembra essere stato un luogo munito: la zona della chiesa di San
Pietro.
Col Monaco (Paludea)
Luogo di un presunto insediamento fortificato preistorico.
Lo visiteremo per considerarne il carattere.
Castelnovo
Il toponimo del luogo richiama alla costruzione di una
struttura fortificata precedente al 1150, anno della prima citazione. Oggi il
castello si è trasformato nel sagrato della parrocchiale, ma la sua importanza
strategica e molti resti sono ancora chiaramente percepibili.
Oltrerugo
Pochi anni fa furono rintracciati a Oltrerugo i resti di una
fortificazione forse di origine preistorica poi riutilizzata in epoche
successive. Chiuderemo qui la nostra tappa.
Settima tappa
Domenica 30 novembre:
Ragogna-Forgaria
Partenza dalla chiesa di San Pietro di Ragogna, ore 8,30.
Castello citato da Paolo Diacono e poi sede di una delle più
importanti famiglie feudali friulane è stato oggetto di recenti restauri e di
qualche scavo.
Pinzano
Antico castello posto a controllo del passo del Tagliamento
e contrapposto a quello più antico di Ragogna. Ora è ridotto a rudere e persino
la percezione dei luoghi diventa difficile.
Costabeorchia
Castelliere preistorico posto su un dosso argilloso inciso
da corsi d'acqua minori.
Flagogna
Citato nel 1170 faceva parte del sistema dei castelli posti
a difesa della confluenza tra l'Arzino e il Tagliamento e questo è espresso
chiaramente dalla scelta di localizzazione e dalle vedute che si aprono sui
manieri vicini.
Forgaria
Castello medievale posto nei pressi dell’omonimo abitato
Castelraimondo
E' uno dei castelli abbandonati più studiati dagli
archeologi. Visiteremo il sito cercando di riconoscerne le stratificazioni che
attraversano un arco temporale che va dall’insediamento celtico a quello basso
medievale. Castelraimondo è anche uno dei pochi siti sui quali si sta
producendo un progetto di valorizzazione.
N.B. Il programma
è provvisorio e Legambiente si riserva il diritto di porre qualsiasi modifica
allo stesso
ISTRUZIONI PER L'USO
Quest'anno il
percorso sarà effettuato in sette tappe domenicali, evitando un itinerario
lungo e i problemi di pernottamento. Questo è possibile anche perché l'area
interessata dal transito della carovana è facilmente raggiungibile attraverso
la viabilità ordinaria.
Il nostro
obiettivo primario non è quello di conoscere i castelli, ma di muovere
l'interesse della stampa e della comunità locale e regionale verso il problema
del recupero di questo patrimonio. Durante il percorso vedremo di incontrare
amministratori, popolazione e studiosi con i quali dialogare promuovendo il
recupero ambientale del territorio proprio partendo da quegli "oggetti
territoriali" che per secoli sono stati il fulcro dell'ambiente
pedemontano.
Questa iniziativa
ha lo scopo di introdurre chi ci seguirà ad una lettura e ad una frequentazione
della pedemontana Pordenonese non solo di tipo alpinistico, ma anche ambientale
e culturale. Vi sono segni del territorio e pagine di storia locale che nessuno
ha mai pensato di raccontare o leggere. Riteniamo giusto portare un piccolo, ma
crediamo, sostanziale contributo alla scoperta di questi aspetti.
La tessera di Legambiente
Per partecipare
all'iniziativa non è necessario essere iscritti a Legambiente seppure, per i nostri
interessi generali, questa adesione sia caldeggiata.
Cosa portarsi al seguito
Per motivi
logistici ogni partecipante dovrà avere uno zaino per l'escursione nel quale vi
consigliamo di inserire una mantella impermeabile o K-way, una borraccia per
l'acqua, maglione, ed un eventuale cambio di
biancheria. Va tenuto presente che le escursioni avranno luogo in una
stagione abbastanza incerta da un punto di vista climatologico e in questo
momento non sappiamo se potremo avere un'auto di servizio al seguito.
Nonostante gli
itinerari non presentino difficoltà alpinistiche, gli scarponi da montagna o pedule sono
consigliate. Infatti, alcuni tratti dell'itinerario presentano le modeste
difficoltà di una normale escursione su sentiero.
Vi consigliamo
anche una pila e qualche strumento per tagliare i rovi che molto spesso
avvolgono queste fortificazioni abbandonate.
Partenza e ritrovo
Chi vuole
partecipare all'iniziativa deve presentarsi al punto di ritrovo scritto nel
programma. Alla fine dell'escursione riaccompagneremo gli autisti a riprendere
le auto lasciate al punto di partenza.
Vettovagliamento
Il pranzo sarà
frugale e al sacco. Ogni partecipante penserà a sé, ma se qualcuno porta vino e
dolci anche per gli altri sarà particolarmente apprezzato.
Clima
L'inverno nella
pedemontana delle Prealpi Carniche è uno dei più piovosi di tutta l'Italia. Se
non avremo la possibilità di effettuare tutta o una parte dell'escursione
l'appuntamento slitterà alla settimana successiva. Chi ne farà richiesta
riceverà le informazioni per posta elettronica, chi vuole potrà consultare la
nuova data sul sito di Legambiente del Friuli Venezia Giulia oppure telefonando
in sede.
Comunque
ricordatevi che questa è la zona più piovosa del Friuli e che l'originale
abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione ha prodotto un clima
rigido a carattere più montano che pedemontano. A questo si somma il fatto che
quando troveremo le rovine delle fortificazioni l'esplorazione delle stesse ci
costringerà a stare fermi su un posto con il rischio di un veloce
raffreddamento. Insomma, l'abbigliamento a "cipolla" è obbligatorio
come un'ampia mantella impermeabile.
Difficoltà
Tutti gli
itinerari sono pensati per un'escursionista poco esperto e non particolarmente
veloce. Ovviamente l’obiettivo non è quello di stabilire dei record di
velocità, ma quello di “esplorare” insieme la zona attraversata. Rassicuratevi
perché non è prevista nessuna difficoltà alpinistica, anzi, molto spesso
percorreremo le strade più antiche della zona, quelle che un tempo erano
frequentate da animali e carri.
Di norma le
escursioni dureranno 6-7 ore in
relazione alla poca luce solare. Per sfruttare la stessa al meglio durante le
ultime tappe ridurremo i tempi della sosta.
Nonostante tutto, alcune tappe si presentano necessariamente lunghe
(Aviano - Montereale) e ci costringeranno a fare qualche sforzo in più.
Quota e modalità di partecipazione
Per organizzare
questa iniziativa si è reso necessario uno sforzo non indifferente di volontari
e un costo non trascurabile che in parte siamo costretti a far ricadere sui
partecipanti.
La quota di
adesione a una singola escursione è di € 5 per gli adulti e di € 2 per i bambini. Questa comprende
l’assicurazione, i costi organizzativi, le tre guide che provvederanno a traghettare
il gruppo da un castello all’altro, la stampa del materiale divulgativo, ecc.
E' importante
che "Scarpe & Cervello" si
autofinanzi e non diventi un costo per l’associazione.
Chi vuole
partecipare all’iniziativa non è tenuto a prenotare in anticipo. Sarà
sufficiente che si presenti la mattina al punto di ritrovo stabilito.
Lo spirito di collaborazione
L'esperienza
escursionistica di Legambiente ci ha insegnato che questo tipo di iniziative
funziona se c'è all'interno del gruppo qualcuno che si assume l'onere di
gestire: soste, pausa pranzo, tempi, eventuali variazioni dell'itinerario e
quant'altro. Chi aderisce all’escursione deve essere in grado di rispettare i
tempi e le modalità di visita che saranno di volta in volta esposti
dall’organizzazione.
Soprattutto
ricordatevi che questa è una iniziativa di volontariato che ha il fine di
proporre all’attenzione regionale una questione culturale di grande importanza:
la richiesta di un progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico di
tutta la montagna friulana. L’esperienza pordenonese ha un valore solo
esemplificativo della fitta rete di “beni” presenti nel territorio alpino e
prealpino.
Aderendo
all’iniziativa ci darete una mano a far arrivare questo messaggio direttamente
in Regione, quindi non aspettatevi un’escursione preconfezionata.
NON SIAMO
UN'AGENZIA TURISTICA!
Chi vuole
partecipare a questa iniziativa deve essere motivato e deve avere voglia di
collaborare.
Per
informazioni:
Moreno
Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, liquentia@libero.it
Legambiente del
Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambiente.fvg.it,
Informazioni
aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambiente.fvg.it
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