mercoledì 10 luglio 2013

La “fortezza” FVG - Soglie e valli tra Cercivento e Paluzza

Domenica 14 luglio

Soglie e valli tra Cercivento e Paluzza


Ritrovo: ore 9.30 presso la fattoria didattica Bosco di 

Museis a Cercivento


I monti del confine visti dallo sbarramento di Paluzza
Per saperne di più sul tema della campagna del 2013 video Scarpe&Cervello 2013

L'escursione prevede di percorrere un tratto della strada romana che portava a Passo Monte Croce Carnico visitando alcune postazioni realizzare durante la guerra fredda e in funzione fino alla fine degli anni '80. Visiteremo poi le postazioni di tiro nei pressi della torre medievale del Moscardo e giungeremo a Paluzza per visitare le caserme abbandonate. L'escursione proseguirà per Sutrio dove visiteremo il caso di una piccola casermetta dell'esercito trasformata in osteria con cucina. Da qui rientreremo a Cercivento.  Nel pomeriggio in auto andremo al passo per visitare i casermaggi del confine abbandonati.

Percorso
Con questa escursione verificheremo con mano il rapporto tra le caserme e le linee di difesa potentemente armate subito a valle del confine austriaco.
Dal medioevo la soglia di Monte Croce Carnico è duplice: da una parte quella segnata dall’orografia dei monti che fanno da spartiacque tra il bacino adriatico e quello danubiano, dall'altra è rintracciabile quella militare, che si percepisce all’altezza del torrente Moscardo. Qui la soglia era data ancora una volta dalle forme dei grandi depositi ghiaiosi portati dal Moscardo. Qui nel medioevo il Patriarca di Aquileia pensò bene di costruire una città murata con funzioni di mercato per intercettare i mercanti del nord e proteggerne il transito. La città non fu mai costruita, ma sorse una importante torre, appunto Moscarda, che aveva il compito di vegliare la soglia del But.
In corrispondenza con questa linea di difesa militare medievale nel secondo dopoguerra di costruì uno sbarramento moderno e per lo più interrato che cercheremo di visitare.

Tempo di percorrenza: 4 ore
Grado di difficoltà: nessuno

Motivazioni per la scelta dell’itinerario   
   
Nel nodo di Paluzza ci sono una serie di beni militari dello Stato, trasferiti poi alle regioni e qualche volta alle comunità locali che ci permettono di notare alcuni “tipi” di beni del tutto speciali,… come la Strada militare M.Tenchia a Cercivento.
La storia del rapporto tra il villaggio di Paluzza e la modernizzazione novecentesca delle tecniche militari di difesa confinaria è significativa. Lungo il confine, sul Pal Piccolo e sull’altro lato dello storico collegamento con i territori tedeschi, durante la prima guerra mondiale, si dispiegò un fronte sanguinoso quanto immobile e molto attrezzato. Strade militari mettevano in collegamento la prima e la seconda linea con le retroguardie che ospitavano i servizi. In località “Bersaglio”, in frazione di Rivo. In quest'area periferica al paese furono costruiti i primi baraccamenti per dare alloggio alle truppe di retroguardia dirette alle linee del Pal Piccolo e del Pal Grande o per accogliere i soldati che venivano ritirati dalle trincee e inviati nella retrovia per un periodo di riposo. Nella zona Bersaglio trovarono anche sistemazione le strutture della Tramvia del But che collegava Tolmezzo con Paluzza e che era stata costruita dall’Autorità Militare per il trasporto di truppe e materiali necessari al fronte. Finita la guerra gli alloggi militari non vennero più utilizzati, mentre rimase in attività la Tramvia che nel 1931 fu sostituita da una linea di autocorriere. Parte del campo militare fu trasformato in un campo da calcio legato alle iniziative di promozione dello sport che il regime fascista cercò di dispiegare anche in Carnia. Non a caso è di questi anni la volontà della prefettura di Udine di costruire nel centro del paese una moderna casa del Balilla con palestra, affidata a uno dei principali architetti del razionalismo friulano, Cesare Scoccimarro (1933).
Scarpe&Cervello a Torre Moscarda

Lo stesso anno fu costituito un presidio militare con una Compagnia di alpini per la quale si iniziò la costruzione di nuovi alloggiamenti. Il confine divenne un tema importante per il presidio rispetto all’instabilità dell’Europa e Paluzza iniziò a diventare un nodo di un nuovo e diverso sistema di difesa militare. L’alleanza “armata” tra Mussolini e Hitler condusse all’ideazione e costruzione da parte del governo fascista del cosiddetto “Vallo Alpino del Littorio”, un sistema di fortificazioni e costruzioni militari in tutto l’arco alpino di confine con la Germania, che rendeva esplicito il suo scopo difensivo.
Il diffuso sistema di difese fortificate sarebbe stato mantenuto dai soldati che venivano ospitati nelle nuove strutture della caserma in continuo ampliamento. Dall’ottobre del 1944 al maggio del 1945 le caserme vennero utilizzate come alloggi delle truppe caucasiche a cui le autorità tedesche d’occupazione avevano affidato il presidio della Carnia con la costituzione del “Kosakenland”.
Dopo la Liberazione nel 1946 gli edifici furono parzialmente restaurati per accogliere i reduci dai vari fronti di battaglia e dai campi di concentramento, che arrivavano in Patria colpiti dalla tubercolosi o altre malattie. Questa nuova destinazione a sanatorio rimase in essere fino al 1952, quando in una logica di ricostruzione delle difese confinarie, in vista di una potente invasione sovietica, il nodo di Paluzza fu di nuovo riorganizzato all’interno del quadro della “guerra fredda”.
Nel 1953 a Paluzza tornarono i militari della GaF (Guardia alla Frontiera) che poco dopo cambiò il nome diventando il “XI° Raggruppamento Alpini da Posizione”. Nel 1962 fu trasferito a Paluzza da Mondovì l’omonimo Battaglione Alpini che vi rimarrà fino al novembre 1974. E’ durante questa fase che la pressione costruttiva del genio militare esercitò la maggior pressione sul territorio imponendo estese servitù militari e gli espropri necessari per costruire rifugi e postazioni di tiro.
Quotidianamente i soldati facevano esercitazioni raggiungendo queste gallerie artificiali foderate in calcestruzzo in preparazione di un attacco che non arrivò mai. Negli anni ’80 quel lavorio era già evidentemente inutile e il nodo di Paluzza mostrava tutta la sua crisi. Dal 1987 al 1990 la caserma fu occupata solo dalla 212ª Compagnia fino a che il Battaglione “Val Tagliamento“ fu sciolto e la caserma in località Bersaglio rimase vuota.
Fortificazioni a Torre Moscardo

L’anno successivo gli edifici furono temporaneamente riutilizzati per rispondere all’emergenza umanitaria prodotta dall’esodo di migliaia di profughi albanesi, ma dopo questa esperienza emergenziale la caserma fu definitivamente abbandonata. Dal 2001 la proprietà dell’immobile è passata dal Demanio al Comune di Paluzza che è riuscito solo a utilizzare due edifici dandoli in uso agli Alpini e alla locale polisportiva.
Oggi il comune non sa che fare di questo patrimonio e sembra sempre correre dietro a qualsiasi strana e irrealizzabile proposta, come quella di farne una clinica per la cura dei disturbi alimentari.

Descrizione dell’itinerario
Partiremo dalla fattoria didattica del Bosco di Museis per salire la valle seguendo il tracciato dell’antica strada romana che conduceva a passo Monte Croce Carnico. Lungo questo percorso riutilizzato nel ‘900 anche per ragioni militari incontreremo diverse strutture predisposte per rallentare l’invasione costruendo un ampio fronte di fuoco. Raggiungeremo poi l'altro lato della valle e le postazioni di Torre Moscarda, dalla quale scenderemo per attraversare il paese verificando le trasformazioni paesaggistiche introdotte dalla crisi dell'agricoltura tradizionale. Scendendo a valle raggiungeremo il principale servizio al sistema difensivo disperso, la grande caserma di Paluzza che sorse vicino al paese su un’area di circa quattro ettari.
L’escursione finirà nei pressi della località Ponte di Sutrio, dove si incontra il Ristorante-Bar-Pizzeria “La Tambra” ricavato nella ex caserma della Divisione Julia. L’edificio fu costruito tra il 1913 e il 1917 come stazione tramviaria dell'esercito e fu poi assegnata, durante gli anni '30, ai militari della guardia di confine. L’edificio fu dismesso nel 1966 e rimase abbandonato fino a quando nel 2002 fu trasformato ne "La Tambra". Un posto dove mangiare e bere tra una collezione di ricordi militari. Si tratta di un caso di riconversione interessante e da osservare per il processo che rese possibile la riconversione senza cancellare la memoria che il manufatto custodisce in sè.
Da qui rientreremo a piedi alla fattoria didattica gestita da Renato Garibaldi.
Nel pomeriggio chi vuole può salire a Passo Monte Croce Carnico in auto dove avremmo modo di visitare l’ex caserma dismessa e le fortificazioni devolute al comune e sulle quali non ci sono prospettive di recupero ne idee di demolizione.

Bibliografia/sitografia
http://www.youtube.com/watch?v=G4hILJ4Mccs
http://www.boscodimuseis.it/
http://www.latambra.it/


Per partecipare
  • Grado di difficoltà: escursionistica. La passeggiata si svilupperà lungo sentieri e stradine asfaltate e no. Si consiglia comunque un paio di scarponcini e un abbigliamento “a cipolla”. L’escursione compirà un anello e torneremo al punto di partenza, quindi ognuno può decidere se venire o meno nel pomeriggio al passo.
  • Tempo di percorrenza: l’escursione prevede una camminata lenta di circa quattro ore priva di difficoltà. 
  • Pranzo: per il pranzo abbiamo previsto di mangiare una pasta all’interno della casermetta a Ponte Sutrio preso la quale dovremmo arrivare per le 13,30. Vedremo di trattare un buon prezzo.
  • Abbigliamento: vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.
  • Quota: per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.
  • Note: chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
  • Assicurazione: solo coloro che sono associati a Legambiente godono della copertura assicurativa e sono terzi tra loro. I Non Soci partecipano alle attività declinando qualsiasi responsabilità a carico di Legambiente
  • Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.
  • Per informazioni: Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com - Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio 

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