venerdì 31 maggio 2013

La “fortezza” FVG

La prima escursione di Scarpe & Cervello sulla dismissione del patrimonio militare per questioni metereologiche e impraticabilità delle strade campestri è spostata a

Domenica 16 giugno

Dal Torre al Natisone
Da Remanzacco a Cividale per vecchie cappezzagne


Ritrovo ore 9,30 a Remanzacco nei pressi della stazioncina dei treni

le campagne di Orzano
Percorso
L’escursione ci permetterà di percepire l’alta pianura udinese nel tratto che intercorre tra Remanzacco e Cividale permettendoci di incontrare alcuni luoghi militari dismessi che pongono diversi problemi. Nel percorrere questo tratto del Friuli avremo modo di leggere una campagna sufficientemente ben conservata e di arrivare nella vecchia città romana percorrendo brani di viabilità che sembrano i resti della storica centuriazione.

Tempo di percorrenza: 7 ore. L’escursione prevede una camminata lenta di circa sette ore priva di difficoltà. Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.

Grado di difficoltà: escursionistica su strade carrarecce e su un tratto piuttosto lungo di strada urbana. A parte la lunghezza è adatta a tutti.

Motivazioni per la scelta dell’itinerario
Attraverso la valle del Natisone, dopo la disfatta di Caporetto, le truppe austro tedesche nel 1917 penetrarono all’interno della penisola. Quando dopo la seconda guerra mondiale lungo quel confine con la Jugoslavia fu identificato un pericolo da parte delle truppe socialiste di Tito si pensò bene di costruire una doppia linea di arresto nella previsione di una veloce discesa a valle di truppe corrazzate nemiche.

La città di Cividale divenne un importante centro di concentrazione delle truppe che avrebbero difeso questo varco e le principali direttrici stradali. Dopo il secondo dopoguerra migliaia di giovani italiani consumarono una parte della loro vita all’interno delle tre caserme di Cividale e dell’inutile “fortezza FVG” e con questa escursione vogliamo in qualche modo ricordare tutte queste energie sprecate e le ampie aree abbandonate che segnano la crisi ideale politico centrato sul confronto.

Descrizione del percorso
Il ritrovo è previsto presso la stazioncina di Remanzacco, lungo la linea Udine Cividale. Nei pressi ci sono molti parcheggi per chi arriverà in macchina, mentre chi vuole arrivare alla stazione con il treno deve tenere in considerazione il fatto che l’ultimo treno utile da Udine è quello delle 9,00 che arriva a Remanzacco alle 9,06. Da qualsiasi linea ferroviaria stiate arrivando vi invitiamo a verificare in proprio orari e coincidenze.

Dopo soli 400 metri di strada asfaltata ci innesteremo sul tracciato medievale della strada vecchia per Orzano per raggiungere la località Battiferro e il mulino Cainero nei pressi dell’azienda biologica Saccavini. Qui intercetteremo il Malina che cercheremo di guadare su una briglia transitando poi per villa Pasini Vianelli e la graziosa chiesetta di S.M.Maddalena, prototipo delle chiesette campestri medievali e giunta a noi senza modifiche o integrazioni moderne.

Ci muoveremo poi lungo le capezzagne agricole tra Orzano a Premariacco seguendo i decumani di quella che viene letta dagli studiosi come una centuriazione romana (L’erba alta in alcuni tratti consiglia pantaloni lunghi). Attraversando questo ambiente rurale estraneo alle moderne trasformazioni che hanno segnato negli ultimi anni le arterie di maggior traffico arriveremo a S.Mauro dove un tempo fu costruito il Campo 57. Del grande recinto militare oggi resta ben poco, ma questo fu un importante campo di prigionia fascista per appartenenti alle forze alleate, in prevalenza australiani e neozelandesi, in funzione dal 1941 al 1943.

lo storico ingresso al campo

scene di vita a Campo 57
Il grande recinto di prigionia era costruito soprattutto in legno e dopo la guerra fu completamente “riciclato” e lo spazio riutilizzato. Nei pressi delle memorie del campo visiteremo un enorme sbancamento e una nuova lottizzazione, intonsa, che dovrebbe essere la zona artigianale industriale di Cividale. Nei pressi avremo il modo di individuare un recinto militare dismesso, una polveriera che un tempo avrebbe dovuto garantire le munizioni a tutte le postazioni anticarro distribuite lungo la direttrice del temuto sfondamento militare.

Seguendo una carrareccia non asfaltata arriveremo nei pressi di Grupignano e per un breve facile sentiero raggiungeremo il corso del Natisone e un’amena spiaggetta. Riprenderemo l’escursione alla volta di Cividale.

Ci sono tre caserme dismesse nei pressi della città: la caserma Vescovo a Purgessimo, verso est in direzione delle valli del Natisone, la caserma Miani a Grupignano che visiteremo dopo aver fatto la sosta sul Natisone e la Zucchi, posta a nord del centro, costruita nel sito dell' ex convento domenicano.

Questa è un’area archeologica di enorme interesse nonostante lo stato dei luoghi. Collocato a nord della città, il borgo S.Domenico sorge in epoca medievale per poi consolidarsi nel Quattrocento lungo il prolungamento del decumano maggiore della città e all’interno delle mura veneziane. Nel 1256 qui fu eretto il convento dei frati Domenicani e a tale presenza il borgo deve il nome. Il convento sarà soppresso in età napoleonica nel 1810 e l’intero complesso venduto a privati. In quell’occasione la chiesa fu demolita. Fino pochi decenni fa esisteva ancora il chiostro ed il pozzo a testimoniare l’antica presenza del complesso, ma ormai sono scomparsi anche questi.

Non toccheremo invece la Caserma “Nadalutti” a Ipplis di Premariacco, né l'area utilizzata per le esercitazioni militari in località Cerneglons, detto anche Prat dal Sior, a Remanzacco.

Nella zona ci sono ulteriori piccole fortificazioni non facilmente localizzabili, come quelle che costituivano l'ex fortificazione permanente denominata «opera difensiva di Moimacco» e «Polonetto», «San Martino», «Ponte San Quirino», «Bucovizza»,«Quota 141 - San Guarzo», «Fornalis», «Le Braide» e «Monte Guarde», tutte site nel Comune di Cividale del Friuli e oggi abbandonate.

Bibliografia utile

http://fanteriadarresto.altervista.org/opere.html

http://digilander.libero.it/cacciatoridellealpi/f1.htm

http://www.blurb.com/books/3204250-quaderni-d-arresto-1

Per partecipare
La passeggiata si svilupperà su strada quindi sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trek e un abbigliamento “a cipolla”. Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.

Il rientro a Remanzacco lo faremo tutti insieme in treno.
Tutti i partecipanti dovranno procurarsi un biglietto per il ritorno con il trenino.

Il percorso totale è di 15 km, dei quali quattro su strade secondarie asfaltate e due lungo un itinerario propriamente cittadino in Cividale.


Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.

Informazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, bccmrn@unife.it
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio

Prenotazioni


Assicurazione:
Solo i soci Legambiente sono assicurati.

Meteo:
http://www.osmer.fvg.it/

Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it

giovedì 2 maggio 2013

Luigi Nono e il paesaggio nella pedemontana a Polcenigo

Domenica 5 maggio 2013

Ritrovo ore 9,30 presso la chiesa di Vigonovo di Fontanafredda (PN)

La chiesa di Vigonovo

Autoritratto, Luigi Nono mentre dipinge in ambiente

Sul finire dell’800 i villaggi posti al piede del monte divennero la meta di alcuni borghesi che in queste zone venivano per villeggiare o perché possedevano cospicue proprietà. Elena di Bellavitis, scrittrice e giornalista, descrisse questo ambiente con brani ormai scordati, ma anche il pittore Luigi Nono, rampollo di una famiglia di Sacile, frequentò questi luoghi realizzando una serie di famosi quadri che, con attenzione antropologica, rappresentano la popolazione nel suo ambiente.
Sceglieremo una decina di queste rappresentazioni che pongono in primo piano un attento realismo sociale e una delicata rappresentazione dell’ambiente per confrontare i cambiamenti rispetto ai paesaggi trasformati nella nostra contemporaneità. Cercheremo anche di cogliere i motivi dell’insistente ripetizione di quadri di speciale carattere, come quelli dedicati al recinto cimiteriale di Coltura ormai scomparso. L’escursione ci condurrà a frequentare alcune delle scene che il pittore ottocentesco e i suoi amici raggiungevano in bicicletta o con il calesse. Un ambiente caratterizzato dalle acque di risorgiva dell’amplio complesso delle sorgenti del Livenza. Un ambiente in cui i colori erano uno degli elementi di attenzione del pittore. Va da se che nemmeno nei momenti più intensi della pittura del Nono nella pedemontana si raggiungono i lirismi di denuncia sociale presenti nei suoi quadri di ispirazione lagunare. La popolazione della pedemontana è inserita e in pace. Lontana da qualsiasi rivendicazione sociale e in equilibri con un ambiente immobile e arcaico.
In realtà in questo ambiente è comunque deflagrata la bomba della modernità portando delle trasformazioni paesaggistiche enormi. I prati umidi delle risorgive a volte sono diventati dei boschetti, altre volte campi arati dai trattori. Le praterie umide da sfalcio sono quasi completamente sparite, così come le pratiche del pascolo. In modo non diverso la corona dei rilievi della scarpata cansigliese non sono più un enorme pascolo costellato da piccoli prati privati per lo sfalcio, ma si sta trasformando in una erta e folta foresta che ricopre un dislivello medio di un chilometro tra il piano del catino cansigliese e le acque delle sorgenti del Livenza. Per cogliere le “grandi trasformazioni” useremo proprio i quadri del pittore veneziano-sacilese individuando i punti in cui sono stati ritratti i fondali.


Veduta delle Orzaie

Percorso
L’escursione inizia dalla piazza di Vigonovo nel punto in cui si toccano l’alta pianura arida e quella umida delle risorgive. In questo punto un sistema insediativo originale e confrontabile solo con quello udinese della Stradalta, si sviluppa in modo lineare lungo il confine paesaggistico per cogliere al meglio le possibilità geografiche e pedologiche di un ambiente caratterizzato dalla presenza o dall’assenza dell’acqua. Qui scenderemo all’interno dell’ampia zona delle risorgive delle Orzaie colonizzata dalle pratiche dell’aratura negli ultimi ’50 anni e semplificata nella speciale composizione del  suo patrimonio botanico.
Raggiungeremo poi la zona delle Fontanive e da qui, verso i colli di Polcenigo, finiremo per sfiorare la LIvenza, che invece toccheremo nei pressi della sorgente della Santissima. Da qui ci dirigeremo a Coltura, il villaggio più immortalato nei quadri del Nono e poi finiremo la nostra escursione nel protetto spazio umido e suggestivo delle sorgenti del Gorgazzo, dall’800 oggetto di frequentazioni turistiche locali.

Tempo di percorrenza: 8 ore
Grado di difficoltà: Tutto il percorso è per lo più su strade sterrate se si esclude qualche tratto asfaltato e qualche sentiero pianeggiante. Le pendenze sono in sostanza irrilevanti.


L'interno della chiesa di San Rocco
La salita al recinto sacro della chiesa di Coltura
Avemaria a Coltura
  La chiesa di Coltura

Rientro a Coltura

Motivazioni per la scelta dell’itinerario               
Il paesaggio che attraverseremo è unico in Friuli perché in questo luogo la zona delle risorgive, tipica di tutto il Friuli e anche di parte della Venezia Giulia, tocca direttamente la montagna. L’escursione che ricorda le pellegrinazioni artistiche di Luigi Nono ci darà il modo di cogliere, con questa lunga camminata, proprio questo carattere. Percorreremo sempre zone umide senza mai entrare all’interno dei paesaggi dell’alta pianura e finiremo il nostro viaggio nei pressi di sorgenti che scaturiscono direttamente dalla base delle rocce calcaree del complesso montuoso cansigliese. La scelta poi di cogliere l’attenzione prestata da Luigi Nono a questi luoghi deriva anche dalla possibilità di cogliere uno degli aspetti artistici più importanti della nascita della pittura paesaggistica in area veneta, quello dei colori e del tema antropologico.
Nono a differenza dei colleghi d’oltralpe non raffigurava la borghesia intenta nelle sue pratiche di fruizione territoriale, ma direttamente la popolazione che viveva i luoghi raffigurandola con una grande solennità.

Quasi sempre la popolazione con i suoi costumi viene rappresentata in occasione delle pratiche del lavoro o del rientro serale dallo stesso. Contadini con le falci ricordano le pratiche di sfalcio sulle praterie umide, mentre i buoi le pratiche di aratura dei terreni più asciutti. La ripida scarpata dei monti, arida e quasi priva di alberi, faceva da fondale a un vita che sembra essere in equilibrio con le risorse del luogo. La pittura del Nono segue i risultati della nuova attenzione che antropologi e intellettuali stavano ponendo alle tradizioni popolari e che di li a poco porteranno alla fondazione di associazioni interessate a documentare i segni della cultura dei ceti più bassi.
Questo diffuso senso di interesse per una cultura non colta ed essenziale nella sua primordialità mette in collegamento l’esperienza pittorica di Nono con quella letteraria della Percoto, di Dall’Ongaro e Gortani, mezzo secolo prima. Ma se nei racconti dei letterati che svilupparono la loro indagine a cavallo dell’occupazione austriaca la vita dei contadini serviva per documentare i soprusi e l’ingiustizia politica, nella pittura di Nono emergono i colori e l’ambiente descritto come una culla consolatrice per le più povere esistenze.
Il paesaggio non è una “natura matrigna”, ma un ambiente che avvolge gli abitanti rendendo meno scuri i colori dei loro abiti, meno faticose le loro occupazioni. La pittura di paesaggio esplora i colori della pedemontana con una forza che la macchina fotografica non riuscirà mai ad avere. La tavolozza dei colori descrive una complessità di sentimenti per una popolazione che vive, secondo l’artista, in una Arcadia in fin dei conti felice e salubre anche dal punto di vista sociale.








Descrizione del percorso     
Il primo quadro che abbiamo preso in considerazione rispetto alla produzione del Nono riferita alla pedemontana pordenonese è quello che mostra la piazza e la chiesa di Vigonovo da pochi anni riformata secondo i disegni neoclassici di Antonio e Stefano De Marchi, due importanti architetti di Caneva. L’ambiente assolato e quasi deserto denunciano un quadro che aveva l’intento di cogliere gli effetti della luce estiva e la contrapposizione tra la nuova facciata della chiesa in pietra bianca non intonacata e la massa del volume del grande albero che oggi non c’è più.

Percorreremo alcune strade del borgo di Romano per perdere ancora quota e giungere all’altezza delle risorgive segnalate da presenze arboree sempre più evidenti in corpi di siepi che costeggiano i rivoli d’acqua. Entreremo così nella zona delle Orzaie per scorgere un ambiente colonizzato dalle pratiche dell’aratura anche grazie al progressivo abbassamento della falda superficiale. Le arature scure ricordano le paludi anche sui terreni un poco più alte e lasciano intravvedere lantica complessità biologica di questi territori prima della colonizzazione romana. No a caso nel periodo altomedievale le paludi divennero un confine tra i territori sottoposti al Vescovo di Belluno e quelli dominati dal Patriarca di Aquileia. Non era facile transitare in questi ambienti nemmeno all’epoca del Nono, oggi invece la rete delle stradine campestri impedisce di raggiungere solo le aree più umide e importanti da un punto di vista della vegetazione.
Inizieremo così a superare i diversi affluenti della Livenza che inizieremo a percepire alla nostra sinistra per la massa arborea che la accompagna nel suo tratto superiore. Raggiunta la località Fontaniva inizieremo a percorrere le stradine frequentate dai contadini di Polcenigo per giungere nei settori più bassi e umidi del loro territorio. Aggireremo il colle di San Floriano per entrare nella zona delle marcite superstiti, un’esperienza di miglioramento agrario introdotta a Polcenigo dalla Lombardia proprio alla fine dell’800. Raggiungeremo poi la borgata assolata di Coltura e i fondali di alcuni quadri del Nono. Percorreremo poi il villaggio per chiudere l’escursione nel fresco anfiteatro della sorgente del Gorgazzo.



Il gorgazzo come luogo del romanticismo

Bibliografia utile

Luigi Nono, a cura di Giovanni Granzotto, Firenze, Morgana, 1990
Mostra di Luigi Nono (1850-1918). Sacile, Palazzo Flangini-Biglia, 1 agosto-15 settembre 1964, catalogo a cura di Guido Perocco, Sacile,  Associazione Pro-Sacile, 1964

Per partecipare
La passeggiata si svilupperà su una pianura assolata e sono sufficienti scarpe da ginnastica o da trek e un abbigliamento “a cipolla”.
Il ritrovo è previsto di fronte alla chiesa di Vigonovo. Nei pressi ci sono molti parcheggi a disposizione. Alla fine dell’escursione gli autisti saranno riaccompagnati alle auto e provvederanno a recuperare i loro rispettivi passeggeri.
L’escursione prevede una camminata lenta di circa otto ore priva di difficoltà.  Chi viene con i figli è pregato di prestare a loro le dovute attenzioni.
Vi raccomandiamo un abbigliamento conforme alla stagione variabile soprattutto in considerazione delle previsioni del tempo.
Per i problemi finanziari dell’associazione le escursioni di Scarpe & Cervello non saranno più gratuite, ma sottoposte a una quota di rimborso spese per compensare i costi organizzativi. I non iscritti pagheranno 5 euro mentre gli iscritti 3. Per i bambini rimane tutto gratuito.

Numero massimo di adesioni: cinquanta con obbligo di prenotazione.

Per informazioni e prenotazioni:
Moreno Baccichet: 043476381, oppure 3408645094, moreno.baccichet@gmail.com
Legambiente del Friuli Venezia Giulia: 0432 295483, info@legambientefvg.it, in orario d’ufficio
Informazioni aggiornate saranno inserite nel sito dell’associazione: www.legambientefvg.it e su www.scarpecervello.blogspot.it

Sta per partire la nuova campagna di Scarpe & Cervello

Vuoi collaborare?

Con questa escursione riprendono le uscite sul territorio dedicate al paesaggio regionale. Lo facciamo recuperando una tappa dell’edizione scorsa che non avevamo fatto a causa del cattivo tempo. Nel frattempo abbiamo quasi approntato la nuova edizione 2013 che affronta il tema della dismissione della grande e diffusa infrastruttura militare che fu costruita in Friuli Venezia Giulia dopo il secondo conflitto mondiale.
Qui sotto vi alleghiamo il cappello della nuova edizione di S&C che chiarisce il senso dell’approfondimento. Oltre a questo ti chiediamo di segnalarci aree militari, poligoni di tiro, caserme, polveriere, ecc dismesse o in via di evidente dismissione permettendoci di costruire una cartografia interattiva del fenomeno.
Una cartografia partecipata delle aree militari dismesse

Trovi la carta in costruzione a questa pagina:
https://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&oe=UTF8&msa=0&msid=214910232405286774176.0004d171fbd54f0a9be9b&num=200&start=68&t=m&ll=46.305201,13.178101&spn=0.569216,0.823975&z=9&source=embed

Stiamo cercando di costruire un quadro, per quanto parziale, del fenomeno degli abbandoni delle aree militari per comprendere quali politiche di trasformazione vengono proposte e/o quale disattenzione nutre questo argomento di grande trasformazione territoriale.
Se conosci un’area militare dismessa o in fase di sottoutilizzo o dsmissione puoi segnalarla a noi inviandoci qualche dato e fotografia, oppure puoi farlo direttamente tu disegnando in mappa l’area proposta all’attenzione. Potrai anche inserire nella carta un sintetico testo o delle immagini che illustrino lo stato dei luoghi. Puoi anche segnalarci eventuali proposte per escursioni diverse da quelle che noi abbiamo programmato da inserire nel programma del 2014.
Se vuoi segnalarci un’area militare dismessa in territorio del Friuli Venezia Giulia invia il materiale a Moreno.baccichet@gmail.com
Se vuoi accedere liberamente alla mappa per intervenire inserendo le informazioni da solo scrivi a Walter Coletto che ti darà un password.
Tutte le informazioni su come collaborare al censimento delle aree militari dismesse lo trovi a questo indirizzo: